Una strada asfaltata e deserta in mezzo ai boschi nel tardo autunno. Per anni ho visto la mia vita così: un luogo (se possiamo definirlo tale) in cui la vita stava lentamente morendo. E’ un’immagine metaforica, naturalmente, ma dimostra ciò che intendo dire.
Il motivo per cui stava accadendo è riassunto dalla frase che intitola questo post
Per chi non ha studiato Scienze della Comunicazione et similia, la frase di stasera sembrerà un controsenso, visto che – ormai – siamo abituati a pensare che vince chi urla di più
Non serve mica gridare per avere attenzione, le stelle stanno in silenzio eppure c’è chi le guarda per ore
Io, invece, ho studiato proprio Scienze della Comunicazione: qualche trucchetto lo conosco bene. Anche se ho un tono di voce alto, io non grido quasi mai:
Grido di gioia
Grido di rabbia
Grido di tristezza
ma non grido mai per avere ragione…figuriamoci per avere attenzione. Ho un tono di voce alto, ma questo è un altro discorso.
Lo sfondo di questa frase è eloquente:
Una montagna innevata
Un lago
Il cielo stellato
Tutti elementi che se potessero parlare, chissà quante cose avrebbero da dire. Anche molte persone del passato hanno espresso la propria arte in modo muto: pensate a Charlie Chaplin.
Anche io, come le stelle, sto spesso in silenzio pur essendo in compagnia. Non sono una persona molto loquace, preferisco scrivere o fotografare: mi esprimo meglio così.
I miei silenzi non hanno nulla di negativo, anzi: significano che vi sto ascoltando. In quei momenti, avete tutta la mia attenzione: non lo faccio per emettere chissà quale giudizio su di voi. Lo faccio semplicemente perché so che – prima di tutto – siete persone che meritate tutto il mio rispetto.
Permettetemi un gioco di parole: spero starete attenti ai miei silenzi…significano molto di più di quanto non possiate immaginare.
È nel momento delle decisioni che si plasma il tuo destino
Non sono un seguace di Anthony Robbins e della PNL: preferisco prendere da solo le mie decisioni, ovviamente dopo aver sentito il parere delle persone che mi stanno accanto, se necessario. Oggi ho scelto questa frase per prendere un po’ in giro (nel mio piccolo) questo sedicente guru:
È nel momento delle decisioni che si plasma il tuo destino
La vita ha un senso solo se abbiamo ancora un sogno che ci fa desiderare il domani
Ogni tanto, anche io sono preso da domande filosofiche:
Chi siamo?
Dove andiamo?
….? (sostituite i puntini con qualunque domanda vi venga in mente)
Mi accade quando la vita mi appare vuota, senza grosse novità all’orizzonte. La frase di stasera ben riassume il concetto
La vita ha un senso solo se abbiamo ancora un sogno che ci fa desiderare il domani
Per lungo tempo, le mie giornate mi sono sembrate tutte uguali: il lavoro, il tempo libero scrivendo o facendo fotografie, i week-end trascorsi in Valtellina dalla mia famiglia. Le giornate divertenti erano come la pubblicità su un film in DVD: praticamente inesistenti. Inutile dire che la domanda che mi tartassava ogni notte era:
Ma che cavolo vivo a fare?
Ora, per fortuna, ho molte cose che mi tengono occupato:
La fotografia: proprio un’ora fa sono rientrato a casa da una gita fotografica con il mio amico Fabio
La scrittura: se non scrivo un post ogni sera mi sento agitato
Le passeggiate: dicono che lo sport fa bene al fisico. Io non sono ancora dimagrito di un grammo, ma di sicuro l’umore è migliorato tanto
Contrariamente a quanto si dice nell’immagine, non posso dire che siano il mio sogno (che, francamente, non ho ancora capito quale sia). Tuttavia, sono un pieno di benzina per affrontare il domani.
Le cose che scrivo qui, quelle che scrivo per Consolata, le fotografie…Prese singolarmente possono sembrare insignificanti, soprattutto se viste dall’esterno. Eppure sono una parte di me stesso….Quella che, spesso, non riesco ad esprimere durante il lavoro o nei miei rapporti con gli altri.
Non so perché accade: c’entra sicuramente la mia timidezza, ma credo ci sia anche altro. Ne parlerò con la mia psicanalista domani.
Credo che la vita sia simile ad un puzzle: per apprezzare l’immagine finale, dobbiamo ricomporre tutti i pezzi.
Questa sera, voglio lasciarvi quest’augurio: che possiate ricomporre la vostra immagine.
È vero che ho la testa dura, ma ho un cuore infinito per chi amo
L’immagine di stasera parla di testa, anche se è decorata con i cuori. L’ho trovata questa mattina sul profilo Facebook di un mio amico, che l’ha condivisa: non so chi l’abbia realizzata, ma mi descrive talmente bene che ho deciso di dedicarci il post di Pasqua.
Per farlo, ho scelto di condividere con voi questa scena del film Amadeus, dove Wolfgang Amadeus Mozart sul letto di morte detta ad uno stupito Antonio Salieri una parte della sua ultima opera, partendo dal punto in cui il genio della musica si è interrotto: il famoso Requiem.
Come Salieri, qualcuno potrebbe rimanere sorpreso per come lo faccio. Non mi paragono certo al genio della musica ma, come Mozart in questa scena, molte parole mi vengono quasi istintive. Impossibile, quindi, riprendere un discorso interrotto tempo prima: tutto apparirebbe artificiale.
Se la musica si basa su sette elementi di base (le note), la scrittura ne ha ventuno: le lettere dell’alfabeto. Tramite ventuno lettere, possiamo comporre tutto ciò che vogliamo. Di certo, abbiamo un limite posto da due vocabolari. Il primo è il dizionario che tutti conosciamo: a meno che non vogliate creare una sorta di neolingua come fece Orwell in 1984, dovete fare affidamento su quello.
Il secondo vocabolario è quello personale: non potete conoscere tutte le parole esistenti nella lingua italiana, perciò dovete arrabattarvi con quelle che conoscete. I luoghi (se vogliamo chiamarli così) dove conoscere nuove parole sono molteplici:
I dialoghi con una persona
Un libro
In qualche caso, anche la televisione
Ci sono, poi, delle regole da seguire. In musica non saprei se è possibile trasgredirle. In scrittura è relativamente semplice. Una volta capito da dove partire, potete fare una variazione sul tema come meglio credete. Il vostro scritto è il vostro percorso: nessuno deve dirvi da dove partire.
Il resto è tutto istinto: è quello che Mozart paragona al fuoco in questa scena.
Non sorprendetevi, quindi, se non mi vedrete mai prevedere scalette o scrivere brutte copie: per me la scrittura è così.
Adamo ed Eva furono i primi a non leggere i termini e le condizioni della Apple
Amo i giochi di parole: fanno ridere e riflettere allo stesso tempo. Anche le traduzioni possono strappare più di un sorriso. Per esempio, Apple si traduce mela. Spesso rido pensando:”Quant’è vera questa frase!”.Questa mattina su Facebook è stata postata l’immagine che vedete qui sopra. Traducendo letteralmente, il cartello affisso recita
Adamo ed Eva furono i primi a non seguire i termini e le condizioni della mela
Una traduzione meno letterale strappa più di un sorriso
Adamo ed Eva furono i primi a non seguire i termini e le condizioni della Apple
Amo i giochi di parole: fanno ridere e riflettere allo stesso tempo. Spesso rido pensando:”Quant’è vera questa frase!”.
Non occorre una gran cultura per conoscere la storia di Adamo ed Eva: basta leggere le prime pagine della Bibbia!
Per chi crede, i nostri progenitori hanno fatto un errore: questo non lo metto in dubbio. Tuttavia, non sempre seguire i termini e le condizioni è vantaggioso.
Il progresso dell’umanità è avvenuto in tre modi:
Casualmente: il fuoco e la penicillina sono stati scoperti così
Curiosamente: domandandosi perché avvenivano certe cose.
Le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre
Negli ultimi giorni siamo stati colpiti da un grave lutto a causa degli attentati di Bruxelles, la Capitale d’Europa che ho visitato quest’estate, in cui molte case sono bruciate.