
Nascita e morte sono l’inizio e la fine della vita. In mezzo a questi due estremi, dobbiamo vivere, possibilmente non considerando ciò che abbiamo lasciato alle spalle, ma guardando sempre davanti a sé.
Emil Cioran è arrivato a domandarsi
Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: “A che gli è servito nascere?”. Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni vivo
La domanda può essere semplificata così
Come riempiamo la nostra vita?
Vi invito a fare un piccolo esperimento che richiede pochi minuti per quattordici giorni:
- Ogni giorno scrivete sul vostro diario cosa vi è accaduto durante la giornata e come avete trascorso le vostre ore
- Prima di addormentarvi, rileggete quanto avete scritto
- Confrontate i vari giorni l’uno con l’altro
Se per due settimane le giornate vi sembrano tutte uguali, è il momento di cambiare qualcosa. Lo stesso discorso vale nel caso in cui vi sembra di continuare a lamentarvi.
Non è necessario un cambiamento radicale: basta modificare qualche piccola abitudine e aguzzare un po’ di più i sensi.
Se, per esempio, siete abituati a trascorrere la sera davanti alla televisione, cercate un qualche evento nella vostra città. Se proprio non c’è niente che vi piaccia, provate a entrare in quel bar di fronte a casa in cui non siete mai stati: in poche parole, vincete la pigrizia.
Molte volte gli eventi ci sfrecciano davanti senza che ce ne rendiamo conto, a causa dei tanti impegni. Annotare anche le piccole cose rende più tangibile quante cose accadono nel corso di una giornata senza che ce ne rendiamo conto.
Vi accorgerete che la vostra vita non è così vuota come pensavate e che – comunque – potete migliorarla in molti modi.