Il rap è una musica strana: parla di rabbia senza mai citare la rabbia, infatti – almeno in un caso – lo chiama Assenzio. Sono i testi (o, forse, gli autori) ad essere arrabbiati. Anche in precedenti testi della coppia Fedez/J-AX, sebbene più allegri, io ci leggo una leggera nota di rabbia.
Credo che tutta la musica sia nata per esprimere un sentimento. Se leggete il testo di Assenzio, a seconda del vostro umore, potrete trovare
- Tristezza
- Rabbia
- Paura
Io non sono un cantante, né un compositore. Sono un blogger: sono fatto di parole, sentimenti e di world wide web. Noto una certa affinità fra cantanti, compositori, blogger e scrittori in generale: tutti ci esprimiamo meglio con un testo piuttosto che con un dialogo orale.
Non è assolutamente paura di esporsi: a noi piace meditare su quanto ci accade, lasciamo che siano gli altri a prendere decisioni impulsive.
Non vuol dire assolutamente che incassiamo i colpi senza reagire: reagiamo alla distanza, usando la parola scritta. Questo ci permette di meditare su quanto ci è accaduto in passato e metabolizzare il dolore o assaporare la gioia, senza lasciarci prendere dall’impulsività.
Il nostro comportamento scritto si riflette anche nella vita di tutti i giorni. Ci pensiamo due volte prima di prendere una decisione: quando, però, la decisione è presa…è definitiva.
Esprimiamo la rabbia in modo diverso. Ormai l’assenzio è passato di moda: avremmo potuto drogarci in qualunque altro modo, ma abbiamo preferito l’odore della carta e dell’inchiostro, oppure una più moderna tastiera di computer.
Il vantaggio – oltre a non fare male fisicamente – è che rimane in memoria: possiamo ricordarci il motivo per il quale ci siamo arrabbiati, semplicemente sfogliando i nostri ricordi quando ne abbiamo più voglia. Questo modo di ricordare le cose ci permette di guardarci dentro meglio: possiamo vedere il percorso di vita che abbiamo fatto da un determinato giorno ad un altro.
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