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In genere non scrivo mai di sabato: mi dedico alle faccende domestiche. Oggi, però, devo scrivere. Non lo faccio semplicemente perchè il bernoccolo dello scrittore si fa sentire. Lo faccio perchè devo delle pubbliche scuse alla mia amica Paola. A dire il vero, lo avevo già fatto il 12 maggio, ma era una cosa che doveva essere letta fra le righe.
Cosa c’entra la canzone Che sarà? Semplicemente una cosa: avevo intitolato una mail che gli scrissi ieri citando il verso
Ti do l’appuntamento come quando non lo so
Ma so soltanto che ritornerò
Titolo e verso non potrebbero essere più appropriati per chiedere scusa, perchè l’amicizia ed il paese hanno una cosa in comune: anche se arriva un’alluvione, l’importante è non farsi prendere dal risentimento e ricostruire tutto su nuove basi.
Conoscendo i miei amici, che mi hanno consigliato tanto in questi giorni, probabilmente tutti staranno scuotendo la testa o sgranando gli occhi. Stavolta, ragazzi, devo fare di testa mia. Avevo due scelte:
- Buttare a mare un’amicizia
- Buttare a mare l’orgoglio
Buttare a mare un’amicizia significa buttare a mare una persona: no, grazie…perciò non restava che una scelta.
Sull’orgoglio, che dire? Non ne ho mai avuto molto, però sta salendo. Questa vicenda mi ha insegnato che so capire come si sentono persone da pochi tratti: la chiamano empatia….io ne ho da vendere! Non me la tiro, per usare un modo di dire che sarebbe adatto alla bacheca della mia amica Angelica, ma ne vado sinceramente orgoglioso.
Paola aveva chiesto un messaggio di pubbliche scuse sulla mia bacheca Facebook….ma questa faccenda non poteva essere risolta in poche righe: avrebbe saputo di telegramma: come quando uno ti fa le felicitazioni per le nozze recandosi all’ufficio postale. Meglio prendersi un po’ più di spazio, lasciar correre le dita sulla tastiera…e via.
Ah, già, mi sono dimenticato una cosa: Paola, ti chiedo scusa…
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