
Come ho detto in vari post, sto affrontando un percorso psicoanalitico anche per sopportare quella sorta di sabbia mobile in cui mi sento di essere caduto chissà quanto tempo fa. La pubblicità trovata oggi sulla pagina Facebook Non siamo soli non poteva lasciarmi indifferente.
Non so chi siano l’uomo e la donna raffigurati in questa immagine in bianco e nero: di sicuro, hanno optato per una resa monocromatica che ben descrive il grigiore che vivono le persone depresse.
Il giallo della parola depressione richiama sicuramente un messaggio di speranza.
La frase è sicuramente altrettanto descrittiva
La depressione è una sabbia mobile che risucchia chi ne è colpito. Fuori c’è un mondo di fantasmi e ombre inafferrabili. Dentro c’è un nulla che rende ciechi e sordi.
Le persone che si trovano a convivere con gente depressa non sa che fare, a seconda dei casi:
- Sa che deve consultare subito uno specialista
- Spera che sia una fase passeggera
- Non si rende conto del cambiamento di chi soffre
- Cerca di scuotere a suo modo chi soffre
Il brutto di questa malattia è che spesso persino chi ne soffre sa motivare il motivo per cui si senta così. Sa solo che è diventato cieco e sordo, per riprendere il messaggio. A poco servono gli sproni e le parole di chi gli sta accanto: occorre una terapia più mirata.
Non sto parlando solo di una cura farmacologica o psicologica: sto parlando di quell’empatia e di quella conoscenza del prossimo che dovrebbero avere tutti nel mondo, ma di cui pochi sono dotati.
Non so se ho ragione ma, secondo me e come ripeto da tempo, ascoltarsi reciprocamente di più sarebbe una buona cura, ma siamo troppo presi da noi stessi per renderci conto che non siamo soli.
ma va?…