Domani partirò per Lisbona, ma in queste ore il mio pensiero va alle vittime della strage di Barcellona, città che ho visitato nel 2011.
Sono passati quindici anni da quando Barcelona, per citare il titolo della canzone che Freddie Mercury cantò in duetto con Montserrat Caballé, ospitò i Giochi Olimpici. Allora la città di Barcellona era sulle prime pagine dei giornali sportivi per motivi di gioia e di condivisione fra diversi popoli. Oggi la stessa città è sulle prime pagine per motivi di odio fra i popoli.
Mi domando: il mondo è così cambiato, da allora? Stando a ben vedere, la risposta è sia affermativa che negativa. Negli anni settanta, dovevamo fronteggiare il terrorismo nazionale, poi è stato il turno della Mafia, fino ad arrivare all’inizio del XXI secolo, con la preoccupazione del terrorismo internazionale.
Barcellona è solo l’ultimo dei problemi in ordine di tempo che abbiamo dovuto fronteggiare quando qualcuno ha cercato di metterci paura. Speriamo sempre sia l’ultima volta, ma i giornali ed i telegiornali continuano a dare lo stesso tipo di notizia.
Non sono un sociologo o uno psicologo, però mi sembra che tutto nasca perché abbiamo paura del diverso, di quello che non conosciamo. Anziché sforzarsi di chiedere anche solo il nome ad una persona con il colore della pelle diverso dalla nostra, preferiamo evitarlo ed osteggiarlo. Quando va bene, l’uno insulta l’altro senza nemmeno conoscerlo. Quando va male, ecco che si scatenano episodi di terrorismo.
In questo secolo, nessuno si sente al sicuro. Posso solo immaginare il motivo per cui questo accade. Il mondo si è fatto più piccolo; in modo lecito oppure illecito, è abbastanza facile emigrare da un Paese all’altro. Chi dovrebbe accogliere, osteggia. Chi dovrebbe essere accolto, ha paura e si difende come può.
Lo straniero ha paura di noi così come noi abbiamo paura dello straniero.
Se riusciremo a dominare la paura, vivremo tutti in pace.
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