
Il bello di Facebook e di internet in generale è che ognuno può dire ciò che vuole: è ciò che faccio io in questo blog. L’altra faccia della medaglia è che trovo alcune cose ripetivive.
Ho trovato la frase di Charles Bukowski in almeno ottanta siti diversi, senza contare le condivisioni dei Social Network
Capiscimi, io non sono come un mondo ordinario. Ho la mia follia, io vivo in un’altra dimensione e non ho tempo per le cose che non hanno un’anima
Considerando il contenuto del messaggio e quanto è stato condiviso, il vecchio Charles si starà rivoltando nella tomba: sicuramente preferirebbe che la gente mettesse un po’ di originalità nei suoi contenuti.
Sicuramente, condividere contenuti su internet è cosa buona è giusta: ci permette di conoscere cose di cui, in tempi pre-Google, siamo sempre rimasti all’oscuro. Il tutto, però, ha un difetto non di poco conto: come dice Bukowski, non ha un’anima.
Vorrei farvi una domanda:
se poteste scegliere, preferireste un menù da pochi euro in un Fast-food
oppure un pasto in un ristorante a conduzione famigliare?
Non voglio fare pubblicità ad una cena in famiglia: voglio solo farvi notare quanto siamo circondati da cose senz’anima.
Fossero solo gli oggetti a non aver anima, il problema sarebbe anche limitato: purtroppo, esistono anche persone senz’anima. Trovo abbastanza difficile riconoscerle: è possibile farlo solo dopo averle frequentate per un po’.
Frequentare anche gente senz’anima è necessario: non possiamo lasciarci influenzare da quella che è comunemente definita la prima impressione. Potreste sbagliare, sia in un modo (cioè considerare una persona priva di personalità, mentre ha solo bisogno di tempo per entrare in confidenza) che in quello diametralmente opposto: considerare coinvolgente chi – a lungo andare – si dimostra privo di sapore.
Un commento su “Capiscimi, io non sono come un mondo ordinario”