
Visitando questo blog, avrete sicuramente notato come io trovi in un messaggio qualsiasi dei significati ulteriori a quelli espliciti, almeno secondo me.
Tuttavia, quando ho letto la notizia
Regali di Natale, un ferro da stiro o un bracciale? Polemica a Milano sulla pubblicità nel metrò
Sulle pagine del quotidiano La Repubblica non credevo ai miei occhi. In breve: un gruppo di donne dedite al burlesque si è sentita offesa dalla pubblicità Pandora che campeggia nelle stazioni della metropolitana di Milano in questi giorni.
Essendo uomo, forse non sono la persona adatta per commentare, ma ci proverò comunque.
Mi piace immaginare che il pubblicitario abbia letto il mio articolo del 13 novembre scorso, declinando il messaggio agli scopi commerciali. Per come è stato composta, la pubblicità si rivolge ad un pubblico maschile: alzi la mano il primo uomo che non stia pensando in questi giorni ad un regalo per la propria donna, sia essa
- Sua madre
- Sua moglie
- Sua nonna
Provando a declinare lo stesso messaggio per rivolgerlo al pubblico femminile, si potrebbe dire
Un computer, una valigetta, un pigiama, una sciarpa, un Apple Watch
Secondo te cosa gli farebbe piacere?
Spero che la Apple non se la prenda per averla citata nell’esempio: è il primo prodotto che mi è venuto in mente. Non sono un veggente, ma mi piace immaginare che lo spirito cameratesco maschile avrebbe portato tutti a farsi una grassa risata….e magari a scrivere una letterina a Babbo Natale per avere un determinato orologio nuovo.
Appunto, proprio lo stesso messaggio “Un computer, una valigetta, un pigiama, una sciarpa, un Apple Watch” non poteva anche essere per una donna?
Ecco, io penso che un bravo copy – davvero bravo – sarebbe stato in grado di far passare meglio il messaggio e, soprattutto, l’ironia che sottostava, marcando che il messaggio era rivolto alla poca e stereotipata fantasia degli uomini in fatto di scelta dei regali.
Invece, per come è stato proposto ed espresso il messaggio, non ha fatto altro che rafforzare da una parte gli stereotipi e dall’altra attirare le ira della rete (sia donne sia uomini) che pur avendo colto l’ironia ne hanno sottolineato lo sbaglio macroscopico di comunicazione. Della serie: di buone intenzioni è lastricato l’inferno…
Purtroppo, Consolata, siamo legati a stereotipi. Ma trattasi appunto di stereotipi in cui,forse, sono caduto anche io. Purtroppo, è ancora difficile pensare a “uomini casalinghi” o a “donne metalmeccaniche”, tanto per fare due esempi di cui il mondo è pieno
Infatti! ma proprio perché siamo legati agli stereotipi sarebbe meglio iniziare a notarli, a rifletterci su; solo prendendo consapevolezza si può cambiare e migliorare. Diversamente saremmo ancora ai tempi della clava. È un po’ come quando noi italiano andiamo all’estero e di dicono: ah italiani, pizza, mafia e mandolino…. beh, anche no!
L’Italia non è (solo) questo. Ma se lasciassimo correre resteremmo per sempre bollati, etichettati così.
Certo, non è semplice, ma bisogna provare. Ricorderai sicuramente il libro e film “Volevo i pantaloni”; oggi a nessuno verrebbe in mente che una donna non possa indossare i pantaloni; eppure una volta si additata allo scandalo. Superare gli stereotipi è superare barriere, è inclusione, è evoluzione 🙂