
In questi giorni, ho deciso realmente di ampliare la vostra partecipazione: attraverso un commento al blog, sulla mia pagina Facebook o citandomi su Twitter potete farmi conoscere
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di cui parlerò in questo spazio.
Manco a dirlo, è stata Consolata a propormi la frase di Jim Rohn
Se vuoi realmente fare qualcosa troverai il modo. Se non vuoi veramente troverai una scusa
Io ho solo scelto l’immagine proposta da lefrasi.it, perché a suo modo mi ricorda che – ogni tanto – dobbiamo attraversare la paura.
Credo normale che vi poniate la domanda
Cosa c’entra la paura con la frase?
La risposta è molto semplice: nella maggior parte dei casi, le scuse sono solo un motivo più o meno pratico per difendersi e non ammettere a sé stessi che abbiamo paura. Spesso abbiamo paura di ciò che non conosciamo o che in passato non ha portato il risultato sperato.
Per affrontare il problema, occorre fare un po’ di esercizio: per questo suggerisco sempre di cominciare dai piccoli passi. Un passo seguirà l’altro e, senza che ve ne accorgiate, avrete percorso molta strada.
Per esempio, quando ho cominciato a scrivere questo blog, non mi sono preoccupato del risultato finale. Questa apparente mancanza di strategia è stata la mia strategia. Era inutile preoccuparsi del risultato finale del blog tout court: un blog non è un libro che deve essere letto a capitoli. Per questo sembra che improvvisi ogni giorno in questo spazio. Ogni giorno scrivo un articolo, che è realmente come un mattone di una casa.
Una volta che avete posizionato il vostro primo mattone, potete preoccuparvi del mattone successivo, e solo di quello. Qualunque sia il problema che vi preoccupa, affrontatelo un passo alla volta, non tutto insieme.
Grazie Matteo per aver accettato la frase in suggerimento. Concordo a metà con il tuo pensiero. Sicuramente, dietro alle scuse c’è la paura: paura di non riuscire, paura delle delusioni, paura che frena e immobilizza.
Concordo sul fatto che il problema, per essere affrontato, debba essere fatto a fettine, affrontato a piccoli passi; piccole battaglie per vincere una guerra.
Ma…. ma se non si ha una precisa visione dell’insieme, di dove si voglia arrivare, non si possono mettere mattoni a caso e “vedere quello che succede”. Il rischio è di non affrontare seriamente il problema ed oserei dire che, pure in questo caso, dietro ci sia sempre la paura o il non volere veramente una cosa.
Se voglio davvero trovare una soluzione, affronto il problema con consapevolezza e responsabilità; trovo un modo, l’obiettivo comunque mi è chiaro, nitido, voluto, desiderato. Se non voglio veramente una cosa, la affronterò in modo superficiale senza pormi degli obiettivi e pertanto, non arrivando alla soluzione, mi ritroverò sempre con delle scuse in mano… un po’ come la volpe e l’uva…!
Grazie Consolata per il tuo intervento: mi permette di spiegarmi meglio, usando una metafora. Come sai, il Giro d’Italia è una corsa a 21 tappe con un solo vincitore, ma ci sono centinaia di pretendenti alla maglia rosa, che è l’obbiettivo finale. Per raggiungerlo, devo pensare a vincere (estremizzo per semplicità) 21 tappe. Solo dopo aver vinto la prima tappa posso cominciare a pensare veramente come vincere la seconda.
Non sono propriamente d’accordo, Matteo:
– si sono preparati adeguatamente gli anni precedenti, sanno eccome cosa devono fare per vincere la seconda;
– l’obiettivo è sempre e comunque uno solo: vincere!
Mantenendo la metafora, pensa se i corridori partecipassero al Giro dicendo: proviamo a vedere cosa succede se vinco la prima tappa, ci provo… se me lo consenti, questo non mi sembra un approccio professionale nè tanto meno motivato. Chi vuole raggiungere veramente un obiettivo non lascia mai nulla al caso; è mentalmente preparato anche solamente ad immaginare cosa possa accadere dopo. Quanto meno sa cosa serve, si prepara, il focus è sempre uno solo. Ed è proprio lì che si fa la differenza tra il vincere o il perdere.
21 tappe… non potevi scegliere esempio migliore! le famose milestone, quelle a cui nessuno mai pensa. Le tappe di un cammino, di un percorso che devono essere pianificate a priori; o, quanto meno volute, desiderate, immaginate. Ovvio che saranno eseguite praticamente una dopo l’altra, ma meglio avere sempre ben chiaro l’obiettivo da seguire.
Consolata, ho detto “estremizzo per semplicità”: ciò che tu stai descrivendo giustamente è una strategia, ciò che io ho descritto giustamente è una tattica.
Cerco di spiegarmi meglio: anche se ho pianificato la strategia di 21 tappe, mentre sto correndo la settima tappa, non penserò alla tattica delle precedenti 6 perché le ho già corse, né alla tattica delle successive 14 perché prima devo vincere la settima.
Cercherò una frase…. 😊
attendo che arrivi. Commenta pure un articolo con la frase; io NON approverò il commento, ma lo leggerò, prendendolo come spunto
Perfetto