
Fino a pochi anni fa, vigeva una regola: per avere successo in questo periodo dell’anno, una canzone deve partecipare al Festival di Sanremo. Dal giorno successivo alla chiusura della Kermesse canora, il relativo album sarebbe stato disponibile in tutti i negozi di dischi. Un’abitudine molto da conformisti, sicuramente.
Da un cantautore come Fabrizio De Andrè arriva la critica al conformismo sanremese
Andrò a Sanremo quando mi faranno cantare il cantico dei drogati, cioè mai
Sono trascorsi trentatré anni da quando Faber rilasciò questa dichiarazione ad Enzo Biagi, ma le cose non sono cambiate nel tempo. Allora come oggi, da marzo a giugno, in occasione dell’inizio dell‘estate non ci sono sostanziali successi discografici.
Le persone abbastanza vecchie per ricordarsi come era l’Italia del 1985 noteranno un certo immobilismo non solo televisivo, ma anche sociale
- A febbraio il festival
- A giugno la fine delle scuole e la maturità
- In estate le ferie
Sono solo tre esempi: la lista potrebbe continuare all’infinito. La cosa è quasi ridicola, se pensiamo che sempre più spesso rimpiangiamo un passato molto simile al presente e non riusciamo ad immaginare un futuro molto diverso, sebbene tutti vogliano il cambiamento.
Di sicuro, se non ci impegniamo a cambiare noi stessi, non potremo mai cambiare il Paese. Al massimo, voteremo il politico che ci promette un cambiamento.
Riteniamo più semplice cambiare l’Italia piuttosto che fare un percorso per cambiare noi stessi. In realtà, è vero l’esatto contrario: solo cambiando noi stessi possiamo pensare di cambiare la società in cui viviamo.
Il motivo è semplice: riteniamo la società imperfetta, mentre noi ci riteniamo perfetti. Tuttavia, noi facciamo parte della società, come una tessera che compone un enorme puzzle. Se ognuno di noi cambiasse anche solo parzialmente, anche la società cambierebbe.