
Anche i cosiddetti VIP hanno la loro vita privata e certe vicende che li riguardano emergono solo dopo che sono morti, passando spesso inosservate agli occhi dei più.
È quanto ho pensato oggi, quando ho letto la notizia pubblicata da l’Huffington Post il 3 luglio scorso
“De Andrè l’ultima volta mi disse: ‘Smonta quella faccia, so bene cosa mi sta per succedere: non ho paura della morte”
Il titolo dell’articolo sono le parole usate da Paolo Villaggio ricordando uno degli ultimi incontri tra lui e Faber.
Ora che entrambi questi amici sono morti, cosa resta di loro? Sicuramente, il ricordo dei loro cari .
A noi, semplici persone che lo slang – a volte – definisce fan, resta ben poco: non credo che pensiate ossessivamente all’artista morto (se è morto)
- Ascoltando un suo brano
- Guardando un suo film
- Leggendone una vecchia intervista
Lo stesso accade con le persone a noi vicine, purtroppo: una volta elaborato il lutto, ci ricorderemo di loro solo il 2 novembre di ogni anno ed in occasione dell’anniversario della morte.
Credo che basterebbe poco a risolvere il problema: con una certa regolarità, dovremmo imporci di rispolverare l’album dei ricordi. Prendere in mano una vecchia lettera o una vecchia fotografia può servire a mantenere vivo il ricordo.
In fin dei conti, è ciò che ha fatto Paolo Villaggio con De Andrè: ne ha ricordato un aneddoto. Credo che gli aneddoti siano il modo migliore per mantenere vivo il ricordo delle persone.
Condivido solo parzialmente questo pensiero. Se può esser vero che di un artista non sentiamo la mancanza, tutto diverso per le persone care. Quest’ultimo caso è paragonabile alla perdita di un arto, impossibile non ricordarsene ogni giorno. Perchè ciò accada non serve neanche che si verifichi l’evento estremo, è sufficiente una separazione.
Grazie Joseph per il commento. Ammetto di essere stato poco chiaro, chiedo scusa. Anche se ho citato espressamente il 2 novembre, mi riferivo ad ogni tipo di “elaborazione del lutto” che dobbiamo fronteggiare…quella che tu chiami – giustamente – “separazione”.
È vero. Che belli gli aneddoti.