
Presi come siamo stati dal Festival di Sanremo prima e dalle elezioni politiche poi, credo che pochi di noi si siano soffermati sulla morte del calciatore Davide Astori, avvenuta nella notte del 4 marzo scorso a Udine molto probabilmente per problemi al cuore. Stando alla notizia pubblicata ieri dall’Huffington Post
Il suo cuore ha rallentato finché non si è fermato
Secondo gli esami clinici, Astori sarebbe deceduto per bradiritmia: il titolo dell’articolo spiega bene di cosa sto parlando. Quando sento notizie del genere, mi soffermo proprio sul cuore. Dal punto di vista medico-anatomico, stiamo parlando di un muscolo, dal punto di vista filosofico stiamo parlando:
- Della sede dei sentimenti
- Del motore delle emozioni
- Di ciò che rende piacevole o spiacevole un qualsiasi ricordo
Non ho dubbi che – nel caso di Astori – si tratti di un problema fisico. Tuttavia, penso che molte persone soffrano in senso filosofico perché il loro cuore si è fermato: non provano più nessuna emozione. In questi casi, le giornate sembrano essere tutte uguali: otto ore di lavoro, tre pasti al giorno, un po’ di relax davanti alla televisione prima di andare a letto.
La famiglia o un qualunque altro amore sono presenti, ma è come se non ci fossero: tutti sono troppo presi dai rispettivi problemi e – ammesso che abbiano il coraggio di parlare apertamente dei loro problemi – vengono ascoltati solo superficialmente, perché ognuno di noi pensa in prima battuta a sé stesso, poi ai problemi pratici, infine alle persone che lo circondano, ammesso che ne trovi il tempo.
Proprio il tempo è il fattore su cui potremmo fare affidamento per risolvere il problema: ogni giorno dovremmo trovare qualche ora da trascorrere insieme alla persona (o alle persone) con cui sentiamo una forte affinità. Sfogarsi non è il solo motivo: essere consigliere della persona a noi più vicina affettivamente parlando permette di far sentire il nostro amore e quanto quella persona sia importante per noi. È questo che intendo dire quando suggerisco di ascoltarsi di più.