
Ieri il titolo dell’articolo conteneva la parola tutto. Quasi un presagio. Questa mattina mi sono svegliato venendo a conoscenza della morte di Stephen Hawking. Quale migliore immagine per commentare la notizia, se non la locandina del film biografico che lo riguarda, La teoria del tutto?
Il film termina con una frase in sovrimpressione che recita
Stephen Hawking sta ancora cercando la sua “teoria del tutto”
Prima che cosmologo, Stephen Hawking era una persona. Se non avesse ricercato con grande costanza una spiegazione teorica, sicuramente avrebbe orientato la sua ricerca in qualche altro campo.
Non lasciamo alle scienze l’esclusività della ricerca: tutti possono (e devono) ricercare qualcosa. La felicità è sicuramente l’obiettivo-principe della nostra ricerca, ma ha tante forme quante sono le persone esistenti sul pianeta. Non essendo più nel medioevo e credendo sia nella scienza, sia nella democrazia direi che è nella nostra natura ricercare la felicità. Se riuscissimo a vivere tutti in pace, probabilmente non sarebbe stato necessario inserire questo principio nella Costituzione americana.
In nessuna costituzione è inserito – per esempio – il diritto di respirare: i motivi sono ovvi. Tuttavia, mi domando
Perché il diritto alla felicità non è considerato altrettanto naturale?
Una risposta parziale riesco a darmela: forse la nostra felicità può ostacolare quella altrui. Più che una felicità personale sarebbe meglio cominciare a cercare una felicità collettiva. Sono convinto che ci siano dei punti in comune in ogni ricerca della felicità. Tutti vogliamo, per esempio
- Qualcuno che ci ama
- Sentirci sicuri
- Stare in salute
- Concetti tanto semplici quanto generici, perché ognuno di noi ha delle descrizioni personali su ciò che è
- L’amore
- La sicurezza
- La salute
Per favore, non ridete di questa mia affermazione: è un concetto così semplice da considerarlo normale come il nostro respiro che non ci rendiamo conto di metterlo in atto ogni giorno. Se ci fermassimo a riflettere su questo aspetto considerandolo come facente parte dell’unicità di ciascuno di noi, vivremmo tutti meglio….almeno, in teoria!