Dopo aver sterminato la propria famiglia, la bambina sorridente del famoso spot del Buondì Motta è tornata, presumibilmente per l’ultima volta. Non vi svelo il motivo, ma vi anticipo che la colpa sarà di chi non crede ai bambini. Se non si crede alle nuove generazioni, il futuro della nostra esistenza sarà in pericolo.
La pubblicità in generale ha proprio lo scopo di far vendere un prodotto o – in caso della cosiddetta pubblicità progresso – quello di raccogliere fondi colpendo l’attenzione dello spettatore di turno.
Le pubblicità stesse, però, cambiano con il tempo per vari motivi:
- Cambiano i gusti del pubblico
- Cambia il pubblico stesso
- Cambiano le logiche di mercato
- Cambia la società
Cercate di ricordare l’anno in cui avete cominciato ad andare a scuola: vi ricorderete tante mode e tanti oggetti che le generazioni più recenti hanno conosciuto solo per sentito dire.
Tutto questo può causare una sorta di scontro generazionale: i più vecchi cercano di spiegare ai più giovani la vita dei loro tempi, magari tramite aneddoti personali. I giovani ascoltatori saranno – forse – annoiati da questi discorsi che sembreranno loro anacronistici .
Tutto questo ricorda una noiosa lezione di storia non richiesta, una critica alla società attuale in nome della nostalgia di quella passata. Basterebbe solo avere una maggiore attenzione per capire che il passato non è stato tutto rose e fiori e che il presente non è tutto da buttare.
Per riuscire a capirlo, basta solo scavare nella memoria. Sicuramente, dal vostro cervello affioreranno molti ricordi. Suddividendo il tutto in modo abbastanza approssimativo, avrete ricordi
- Belli
- Brutti
- Piacevoli
A causa della nostra conformazione cerebrale, tendiamo a dimenticare i fatti spiacevoli a vantaggio di quelli piacevoli. Il passato ci apparirà abbastanza fatato e patinato, anche nei periodi in cui i buondì non esistevano ancora e ci sarebbe stato ben poco da stare allegri.
Per apprezzare maggiormente il presente, occorre solo un maggior sforzo mnemonico: cercare di ricordare anche i giorni in cui il buondì, la colazione che coniuga leggerezza e golosità, non solo non esisteva veramente, ma era anche l’ultimo dei nostri problemi.