
Ci sono persone di cui non siamo amici, ma di cui potremmo definirci tali e a cui sembra impossibile dover dire addio.
Queste persone ci tengono compagnia durante le serate trascorse a casa guardando la televisione o tutte le mattine dietro la cassa di una pasticceria, non importa se attendiamo l’ora di entrare in ufficio o l’inizio della messa. Due di queste persone ci hanno lasciato nelle ultime quarantotto ore.
L’Italia televisiva dice addio a Fabrizio Frizzi, tutta Milano dice addio a Cesare Cucchi, ottantacinquenne proprietario dell’omonima pasticceria di Corso Genova. Al primo è stato dedicato un hashtag col suo nome, al secondo no. Un tweet di Punto Lettura riporta una delle ultime frasi di Fabrizio
Se ora mi rivedo a “Domenica in” o a “Scommettiamo che?” mi faccio quasi tenerezza. Ero così eccessivo nel voler essere affettuoso con chiunque, nel ridere di continuo
Il periodo di vita non certo facile, come è stato l’ultimo di Fabrizio Frizzi, ha fatto gettare allo storico conduttore uno sguardo diverso su ciò che è importante e su ciò che non lo è. Non so se Cesare Cucchi ha fatto altrettanto: di certo, la veneranda età deve averlo fatto riflettere più di una notte.
Nessuno di noi è pronto a dire addio: né chi sta per lasciare la vita, né chi è costretto a lasciare andare i propri cari. Forse è stato proprio per contrastare questo pensiero che Fabrizio era eccessivo nel voler essere affettuoso con chiunque, nel ridere di continuo.
Non credo di andare molto distante dalla realtà dicendo che questo metodo è spesso utilizzato per contrastare il pensiero della morte: viviamo il presente per non pensare al futuro. Credo sia per questo motivo che sia Frizzi che Cucchi hanno lavorato fino all’ultimo: cercavano di esorcizzare il pensiero della morte.
Un metodo diverso potrebbe essere quello di amare il prossimo: lascerete un buon ricordo a chi resterà su questa terra quando voi ve ne sarete andati.