Guardando il video che vi propongo stasera per parlare di cyberbullismo, sono stato colpito dalla frase con cui termina il video. Non le ultime parole della protagonista
Non potete capire quello che vi siete persi
Mi piace pensare che questo sia stato l’ultimo pensiero di Carolina Picchio, la vittima di cyberbullismo a cui la storia si ispira. Il motivo è semplice, ed è una delle cause del bullismo, in qualunque forma: i carnefici non vogliono conoscere le loro vittime, semplicemente perché vogliono dimostrarsi i più forti.
Fare questo ragionamento adesso, a trentanove anni, mi risulta semplice….farlo con la testa che avevo venticinque anni fa, quando fui io ad essere la vittima dei bulli, non è per nulla facile.
Figuriamoci, poi, combattere il cyberbullismo. Occorrerebbe un reparto di polizia postale che ragioni come un ragazzino e che abbia competenze informatiche di molto superiori ad un adolescente: visto che non possiamo arruolare minorenni, abbiamo scelto di arruolare persone competenti.
La mia teoria non vuole incitare ad arrendersi nei confronti di bullismo e cyberbullismo, ma a studiare i due fenomeni sotto una nuova prospettiva. Per esempio, perché non chiediamo ai compagni di classe dei bulli e dei bullizzati perché non intervengono a a fermare il tutto? La storia che hanno paura di essere vittime a loro volta del bullo, pur non spalleggiandolo, mi ha convinto sempre poco. Certo, qualcuno potrebbe avere pensato ad uno scherzo innocente, ma non tutti!
I ragazzi neutri (permettetemi di chiamare così i ragazzi che sono semplici spettatori degli atti di cyberbullismo) con sufficienti competenze informatiche potrebbero essere i veri agenti di polizia postale di questo fenomeno: molti capimafia sono stati arrestati grazie ai pentiti perché conoscevano le dinamiche del fenomeno Cosa Nostra. Chi meglio di chi l’ha vissuto dall’interno (anche solo come spettatore) può spiegarci il fenomeno cyberbullismo?