
Spesso non pensiamo che una persona che ha un’esistenza normale abbia motivi per essere depresso o ansioso. Ancor meno, pensiamo una cosa del genere quando la depressione riguarda un personaggio famoso, che conosciamo solo attraverso le sue interviste o le sue apparizioni pubbliche.
Gianluigi Buffon sa bene che la depressione può colpire chiunque, visto che l’ha vissuta sulla sua pelle, come riporta la notizia pubblicata sull’Huffington Post.
Il titolo dell’articolo sembra già dare molte spiegazioni
Gigi Buffon: “La depressione? Mi chiedevo perché a me, bello, ricco e famoso? Un quadro di Chagall mi ha dato la scossa”
I malesseri psicologici sono così: salvo eventi contingenti, come la malattia o la morte, non ci sarebbe alcun motivo pratico per essere
- Depressi
- Ansiosi
- Apatici
ma la vita non è composta solo da motivi pratici. La vita ha una struttura molto complessa, composta da molti ambiti. Difficile che questi ambiti siano tutti esattamente come vogliamo noi: magari abbiamo un buon lavoro, ma siamo soli, oppure abbiamo una buona famiglia, ma siamo appena stati licenziati.
Anche se lavoro e famiglia sembrano essere al posto giusto, può capitare di sentirsi depressi: se è una cosa passeggera, può trattarsi di semplice stanchezza, ma se perdura nel tempo, allora la questione merita più attenzione.
Individuare il motivo del malessere è compito della psicologia, non mi permetto di sostituirmi alla mia terapeuta, ma di una cosa sono assolutamente sicuro: ognuno di noi deve trovare il suo personalissimo modo di vivere, che non vuol dire necessariamente essere ricchi e famosi. Vuol dire riuscire a trovare il proprio modo per essere felice.
Per non cadere in depressione, la domanda che dobbiamo farci ogni mattina è molto simile a quella che si faceva Steve Jobs
Cosa mi renderebbe felice questa mattina?
Forse è una cosa che richiedere tempo, oppure può essere fatta in cinque minuti. In ogni caso, applicatevi a farvi felici.
Ho postato questo argomento nel mio gruppo la scorsa settimana e ne sono uscite molte riflessioni interessanti. Una tra queste è la visione “buddista” che mi ha fatto riflettere: spesso lo sbaglio è, appunto, ricercare la felicità pensando di trovarla in qualcosa, all’esterno, quando invece dobbiamo cercarla nel nostro interno. Se pensiamo a “cosa” mi renderebbe felice, passeremo la vita ad essere tristi e alla ricerca di un qualcosa che magari non arriva mai.
Invece cerchiamo la felicità dentro di noi, quali sono le azioni che ci rendono felici: un abbraccio, un consiglio dato ad un amico, risolvere un problema, avere un’idea, far sentire una persona meno sola…