
In un periodo in cui si fa tanto parlare della figura dell’immigrato, anche gli utenti Facebook si interrogano sulla questione condividendo immagini e frasi. Uno di essi (non faccio nomi, dato che si tratta del profilo personale), ha scelto un passo del romanzo Pulvis et umbra di Antonio Manzini
È molto semplice. Si fa una domanda all’immigrato appena sbarcato. A seconda di quale lingua parla, lo si manda nel paese d’appartenenza…. Se parlano quelle europee è perché un paese europeo per centinaia di anni ha occupato e sfruttato la terra dei loro nonni.
Ho volutamente omesso una parte: il testo completo del passo è leggibile nell’immagine postata dall’utente e che vi ho riportato.
Più che una questione politica, quindi, quella degli immigrati sembra essere una questione che trova radici nella Storia, quella con la esse maiuscola e che si studia a scuola. Quella stessa stessa Storia, come dicevo la settimana scorsa, ha visto l’italiano nei panni dell’immigrato.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di eventi passati, di cui non è più necessario parlare. Io credo che, invece, sia necessario farlo, perché la storia non ha interruzioni e quanto accaduto in passato si ripercuote – presto o tardi – sul presente.
Gli italiani sono riusciti a costruire un Paese democratico e ad uscire dalla povertà perché la storia è proseguita in un certo modo: se avessimo vinto la Seconda Guerra Mondiale, avremmo studiato una storia completamente diversa.
L’immigrato medio che arriva in Italia non è stato così fortunato. Basta leggere un breve passo di Wikipedia per rendersene conto
I paesi africani che sono giunti all’indipendenza hanno normalmente ricevuto un ordinamento democratico che prevedeva il multipartitismo e la divisione dei poteri giuridico, legislativo e politico. Quasi tutti i paesi africani sono però giunti in poco tempo al monopartitismo e alla presidenza a vita, impedendo quindi un vero sviluppo delle democrazie.
Ora provate a pensare cosa sarebbe accaduto se in Italia non ci fosse stata la democrazia.