
Ai campioni dei mondiali si vorrebbero spesso erigere statue, salvo poi scoprire che sono anche loro persone. Questo è il mio pensiero quando letto l’inizio dell’articolo pubblicato su La Repubblica oggi.
La frase che mi ha colpito è stata proprio l’incipit
Cadono le statue, ci vuol niente e si diventa polvere, magari d’oro ma sempre polvere
Tutti si sarebbero aspettati che Messi e Cristiano Ronaldo avrebbero trascinato le rispettive Nazionali ben oltre gli ottavi di finale, ma così non è stato.
Sarebbe troppo semplice concludere che
- Il calcio è uno sport di squadra
- Il pallone è rotondo
- Ci vuole anche fortuna
Dobbiamo ammettere che – a volte – nella vita accade qualcosa che ci polverizza: un evento luttuoso (nel senso psicologico del termine) potrebbe farci crollare, fino – appunto – a ridurci in polvere. Il punto è che siamo polvere d’oro.
Non spetta a me certo elencare le caratteristiche dell’oro. Devo almeno almeno ricordarvi che è un metallo prezioso che si può fondere per creare un nuovo oggetto, sicuramente diverso da ciò che avevamo immaginato all’inizio, ma comunque prezioso.
Ciò che avevamo immaginato come una serie di statue, forse in stile Colosso di Rodi, potrebbe diventare – per esempio – un colonnato per delimitare il nuovo campo di calcio in cui giocheremo la prossima partita.
Naturalmente, occorrerà del tempo: in parte per elaborare il lutto di ciò che poteva essere ed invece non è stato, in parte per costruire qualcosa di diverso, ma altrettanto bello.
Non è necessario ripartire subito, anzi è sconsigliato: si rischierebbe di andare avanti più con rabbia che con amore e decisione. Dobbiamo anche riposarci psicologicamente, individuare il nuovo obiettivo e perseguirlo. Pensate a Ronaldo e Messi: a settembre dovranno ripensare alle proprie squadre di Club , l’anno prossimo è in programma la Cosa America e nel 2020 ci sono gli Europei. Loro, come noi, avranno occasione per rifarsi di ciò che non è stato.