Siamo tutti Bolognesi

Fotografia di una lettera scritta ad un mese della strage di Bologna riportante la frase: "Siamo tutti bolognesi"
Fotografia di una lettera scritta ad un mese della strage di Bologna riportante la frase: “Siamo tutti bolognesi”

 

So bene di aver parlato della strage di Bologna già l’anno scorso, ma l’immagine della lettera che vedete mi ha ricordato che siamo giunti al trentottesimo anniversario.

Come dice la frase della lettera

Siamo tutti bolognesi

Il prossimo 11 settembre saremo tutti americani, mentre il prossimo 12 dicembre saremo tutti milanesi. La domanda che mi faccio è

è giusto?

Non sono contro la celebrazioni delle ricorrenze, anche se tragiche. Tuttavia, non trovo giusto che siamo così presi dalla frenesia quotidiana da non riuscire a trovare il tempo di ricordare qualcuno o qualcosa al di fuori di determinate date.

Non voglio sembrare troppo cinico, perciò ho anche una giustificazione psicologica per questo comportamento: non vogliamo sentire dolore, perciò non pensiamo a quanto ci fa soffrire, se non strettamente necessario. Ecco perché pensiamo alle stragi passate solo in occasione dell’anniversario.

Se sentiamo ancora dolore, vuol dire che la ferita del lutto non è stata ancora elaborata. Nel caso delle stragi, è facile capire perché siamo ancora in lutto: troviamo ingiusta una morte simile.

La parte emotiva di una persona ha un modo molto semplice per sfogarsi, diverso a seconda dei casi:

  • Piangere
  • Urlare
  • Ubriacarsi

metodi – forse – non condivisibili, ma comunque efficaci. La parte razionale della stessa persona si sforza di capire un qualcosa che non può essere compreso appieno, ancorché sia un evento storico studiato e relativamente lontano nel tempo.

Stare vicino ai bolognesi in questi giorni è non solo il modo che abbiamo trovato per non dimenticare, ma anche il modo che abbiamo trovato per fare fronte al nostro, personale, dolore. Un discorso analogo può essere fatto per qualsiasi altra strage.

A differenza di chi ha commesso un qualsiasi delitto (che troverà sempre una motivazione del suo gesto, per quanto irrazionale), noi non riusciamo a capacitarci di quanto accaduto.

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