Il titolo del post di oggi può ingannare: ovviamente, non è il primo messaggio di questo blog, di quelli in cui si dà il benvenuto ai pochi utenti che (per caso, o perché amici del blogger) leggono il primo articolo proposto.
Il titolo non è nient’altro che la traduzione letterale della canzone Welcome to my life dei Simple Plan. Nonostante il ritmo possa farla sembrare una canzone allegra, il testo parla di rabbia e dolore, delle sensazioni che – paradossalmente – abbiamo tutti provato ma che quando la stiamo vivendo pensiamo che non l’abbia provata nessuno.
I momenti di sconforto sono normali per chiunque, così come è vero che esistono persone con un carattere più cupo di altre. In quei momenti, è normale augurare un sarcastico benvenuto in una vita che ci sta facendo soffrire a chi ci sta vicino.
In quei momenti, se si è amici, è importante stare ad ascoltare senza proferire nessuna parola. Le persone tristi e le persone arrabbiate sono come gli ubriachi: non mentono mai.
La seconda fase consiste nel far trascorrere qualche tempo: ciò servirà a voi per elaborare una strategia corretta per far sentire la vostra vicinanza alla persona arrabbiata o triste, che – nel frattempo – potrà elaborare la sua sofferenza.
Quando avete deciso il da farsi, agite nell’ombra: organizzate ogni minimo dettaglio della sorpresa che avete deciso di fare alla persona ferita. Non c’è migliore cosa di una sorpresa o di una risata per far passare il dolore, come ci insegna Patch Adams. Magari una classica festicciola di benvenuto potrebbe essere il primo passo verso la celebrazione di un evento a sorpresa in cui consegnate al vostro amico un regalo che avete pensato per lui nella speranza di fargli sentire la vostra vicinanza.
L’ultimo passo è il più importante. Senza usare frasi come
So ciò che stai provando
provate a descrivergli un evento che vi ha fatto molto soffrire: vi avvicinerà più di quanto crediate. Magari concludete proprio con
Benvenuto nella mia vita