
Non bisogna analizzare molto il tweet di Anna Bertucci per stabilire se si è d’accordo o meno
Bisogna sempre provarci…meglio avere delusioni che rimpianti!
Una frase così lapidaria non ha sicuramente bisogno di essere commentata…o forse no?
La vita ci pone davanti senz’altro delle prove anche senza che noi le andiamo a cercare, ma che bisogna affrontare. Se Anna sta parlando di una cosa simile, non può che trovarmi d’accordo. Discorso diverso nel caso in cui ci fissiamo dei risultati da ottenere.
Gli studenti lo sanno bene: se studio per raggiungere la sufficienza, non la raggiungerò mai. Bisogna quantomeno puntare al sette! Tuttavia, se non sono portato per una certa materia, farò fatica ad ottenere il sei, anche senza considerare l’ansia da interrogazione.
Nel momento in cui – però – i risultati non sono richiesti da
- Superiori
- Professori
- Clienti
Il discorso cambia: per esempio, se io mi convincessi che voglio diventare maestro di scacchi entro un anno senza sapere nemmeno come muovere i pezzi, allora sarei un incosciente. Più realistico pensare di raggiungere un buon livello di competenza entro un anno, non trovate?
Spesso si fa riferimento alla bassa autostima come causa di nostri molti insuccessi, ma anche un eccesso di autostima può avere risultati negativi.
Non spetta a me dare consigli, ma credo sia molto più proficuo suddividere ogni questione, ogni problema ed ogni obiettivo in piccoli pezzi: prima proveremo a risolvere le questioni più impellenti o quelle più complesse, poi passeremo alle successive.
Non preoccupatevi del tempo che impiegherete: anche Michelangelo impiegò quattro anni a dipingere la Cappella Sistina, Leonardo ne impiegò altrettanti per realizzare il Cenacolo. Considerando che stiamo parlando di geni dell’arte, perché per noi comuni mortali dovrebbe essere diverso in qualunque altro campo?
L’errore che facciamo è quello di voler ottenere tutto e subito. Forse è meglio suddividere ogni questione in piccoli pezzi e risolverne una per volta.