Siamo una squadra fortissimi

Anche una canzone di Checco Zalone, artista spesso tacciato di essere demenziale, può insegnarci qualcosa.

Composta al tempo dei Mondiali del 2006, che tutti ben ricordiamo anche per l’antefatto di Calciopoli, Siamo una squadra fortissimi era quasi profetica. Non spetta a me ricordare che vincemmo quell’edizione dei mondiali grazie alla forza del gruppo.

Nessuna persona, che sia parte di una squadra o che si applichi in una qualsiasi attività in cui sembra contare esclusivamente la preparazione del singolo, vuole perdere.

Poche persone che lavorano da soli, però, sembrano considerare il team grazie al quale sono arrivati dove sono.  Fa eccezione chi in squadra ci lavora veramente:

  • Sportivi
  • Medici chirurghi
  • Brigate di cucina

Qualcuno potrebbe obiettare che – comunque – in tutti i casi, anche quelli non elencati, c’è un capitano: a volte si chiama proprio capitano, altre volte primario, altre volte ancora chef. Questo è sicuramente vero, ma il capitano – da solo – non andrebbe lontano. Non solo non avrebbe una squadra da comandare, ma non potrebbe nemmeno fare tutto da solo.

Dall’altra parte, i compagni  non devono aspirare a prendere il posto del capitano: forse, prima o poi, il capitano passerà la mano in favore di un altro componente della squadra. Nel frattempo, devono integrare fra di loro due fattori apparentemente distanti fra loro:

  1. Eseguire gli ordini
  2. Sentirsi liberi di sperimentare

Non fate parte di una squadra semplicemente perché siete dei bravi esecutori: fate parte di una squadra perché avete caratteristiche specifiche, che vi rendono funzionali ad un progetto. Se non vi mettete in testa una cosa del genere, non riuscirete mai ad integravi in un qualsiasi gruppo.

Può capitarvi anche la sfortuna di incontrare un capitano più propenso a detenere il proprio potere che al bene del gruppo: se così accadesse, vi consiglio di andarvene in punta di piedi. Inutile fare discussioni:passereste dalla parte del torto. Voi potete trovare un’altra squadra, ma non aspirate subito a diventarne capitano: i galloni dovete conquistarveli sul campo.

 

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