
Secondo l’indagine annuale de Il sole 24 Ore, la città dove si vive meglio in Italia per qualità della vita sarebbe Milano.
Stando a questa indagine, chi vive in questa città ha ben poco da lamentarsi. Naturalmente, il concetto è corretto se consideriamo solo gli indicatori ed i sotto indicatori considerati necessari per vivere bene in città.
Purtroppo, la vita e la sua qualità non si possono misurare semplicemente considerando gli indicatori sociologici. Pur essendo importanti, raccontano solo una parte della verità o, per meglio dire, di come stanno le cose.
La domanda che dovremmo porci in ogni singola città (ma anche in ogni singolo paese di provincia) è
Come stanno le persone?
In senso di salute psicofisica del singolo individuo. Tuttavia, a Milano accade spesso che non conosciamo nemmeno il nome dei nostri vicini di casa: ognuno è preso dal lavoro e dalle incombenze quotidiane. Nonostante l’indagine dica il contrario, sembra che i milanesi non abbiano un senso di grande sicurezza, a volte scambiata dal forestiero per freddezza.
Questo è, forse, il punto dolente del vivere a Milano: apprezziamo i servizi ed apprezziamo la sicurezza che ci dà vivere in questa città, ma non riusciamo ad uscire dal nostro guscio.
Uscire dal guscio significa, ancora una volta, parlarsi ed ascoltarsi di più. Trovo che sia bellissimo poter scegliere un film ed un cinema diverso ogni sera (o, se voglio spendere un po’ di più, anche un teatro), ma non c’è molta condivisione di ciò che abbiamo visto con chi ci circonda.
Come tutte le indagini, poi, anche quella del quotidiano si basa su una media: non occorre spiegare il concetto di media per comprendere che – fra le tante persone che stanno bene – c’è anche chi chiede l’elemosina per strada. Son gli invisibili, quelli per i quali sembriamo provare più un senso di schifo che un senso di pietà.
Naturalmente, la vita media in città può migliorare sotto molti aspetti: io comincerei trattando l’elemento della disuguaglianza sociale, senza chiedere aiuto ai politici, ma agendo in prima persona.