
Natale è il tempo dello scambio di auguri che dovrebbero essere più sentiti, perché questa Festa coinvolge un po’ tutti, anche chi si professa poco o per nulla credente.
Tuttavia, Gianfranco Funari era di tutt’altro avviso, se da più parti ho trovato questa sua frase
Quanno uno te fa l’auguri de Natale e tutto l’anno manco te se ‘ncula nun je puoi di: “grazie, altrettanto”. Je devi di’:“auguri mpar de cojoni, mettete er panettone sotto ar braccio e vattenafanculo!”
Nonostante il dialetto romanesco, direi che il concetto è molto chiaro. Effettivamente ci sono persone che sentiamo solo in occasione degli auguri natalizi, poi…arrivederci all’anno prossimo.
Le amicizie si possono effettivamente dividere in due categorie
- Quelle che vediamo quasi ogni giorno
- Quelle che frequentiamo di tanto in tanto, al massimo una volta l’anno
Della prima categoria inutile parlare o quasi: dico solo che sono fra i primi ad essere oggetto dei nostri auguri, non solo in occasione del Natale. Sulla seconda categoria occorre spendere qualche parola in più.
Viene spontanea la domanda
Perché sentiamo queste persone così raramente?
La risposta standard del tempo e della distanza mi ha sempre convinto molto poco. Una telefonata richiede pochi minuti e può essere fatta la sera dopo cena a casa nostra.
Più semplice pensare al fatto che sia una cosa che magari dimentichiamo, subissati dalle incombenze quotidiane. La soluzione – in questo caso – è pazzescamente semplice: dobbiamo segnarlo sul calendario. Decidiamo un giorno in cui chiamare quella persona ed alziamo il telefono. Dobbiamo farla diventare un’abitudine almeno settimanale.
Se la persona che vedete poco è veramente un amico, capirà le vostre intenzioni e ricambierà. Altrimenti, lasciate stare…e seguite il consiglio di Funari.