
Oggi Gianluca Ferraris ha voluto raccontare sul suo profilo Twitter una vicenda che lo ha visto protagonista. Il tutto è avvenuto in un ufficio postale durante il ritiro di una raccomandata.
La parte più interessante del tweet è il dialogo, che non riporto per brevità. avvenuto presumibilmente allo sportello. Il ritiro di una raccomandata comprende un rito – scusate il gioco di parole – a cui ognuno di noi, prima o poi, deve sottostare: la fila allo sportello.
Che si tratti di una persona in fila con noi, oppure di un impiegato dall’altra parte dello sportello, è inutile negarlo: bastano pochi dati per essere giudicati. Le persone che non ci conoscono tendono a trarre conclusioni affrettate.
Non pretendo certo che l’impiegata che mi sta porgendo la raccomandata conosca tutto di me. Tuttavia, ha commesso un errore molto comune: ci lasciamo spesso influenzare da ciò che conosciamo o che crediamo di sapere a proposito di
- Un argomento
- Una professione
- Finanche una vita
Non conosco personalmente Gianluca Ferraris (che spero mi scuserà per aver commentato il suo tweet) ma è un buon esempio di ciò che facciamo abitualmente: giudichiamo in termini generici, senza conoscere la persona che abbiamo davanti.
Se facessimo qualche domanda in più alla persona, conosceremmo qualcosa in più di lui, non solo la sua professione ed i suoi dati anagrafici.
Ovviamente, l’impiegata non aveva il tempo per approfondire l’argomento: stava lavorando. Tuttavia, non credo avrebbe approfondito nemmeno se avesse incontrato Gianluca Ferraris al bar. Se questo incontro davanti ad un caffè fosse stato possibile e l’impiegata avesse avuto la voglia di porre qualche domanda al nostro eroe avrebbe conosciuto molto di più a proposito di quella che resta sempre e comunque una persona.
Ho detto molte volte che occorre sempre parlare, anche con chi vi capita, come sosteneva Patch Adams. Purtroppo, lo fanno ancora in pochi.