
Ci sono varie spiegazioni della sigla SOS:
- Qualcuno sostiene che sia l’acronimo di Save Our Ship (letteralmente salvate la nostra barca)
- Altri dicono che significhi Save Our Souls, cioè salvate le nostre anime
- La motivazione ufficiale vorrebbe che si tratti semplicemente della sigla più facilmente trasmissibile in codice morse: tre punti, tre linee, tre punti.
Non ha importanza cosa significhi precisamente SOS: è sempre e comunque una richiesta d’aiuto. Come sostengono i Nomadi nella copertina del loro album del 1999, un SOS non è sempre asettico. Al suo interno, oltre che paura, c’è rabbia e amore, anche se lo sfondo – in questo caso – non include simboli che rimandino a rabbia oppure amore.
Non credo che una persona riesca a riprodurre graficamente la rabbia o l’amore quando la prova. Certo, il cuore rappresenta l’amore quasi per convenzione…ma come rappresentare il sentimento che si prova in quel momento? Risulta già difficile parlarne, figuriamoci rappresentarlo.
Ogni persona esprime i propri sentimenti così come gli viene o, per meglio dire, con un proprio modo. Il linguaggio dei sentimenti non ha una grammatica, nata nel corso del tempo e stabilita quasi per convenzione, come nel caso della lingua italiana.
Il messaggio di SOS – in caso di paura – risulta quasi inequivocabile, anche se ognuno di noi ha il suo modo di esprimerlo: difficile confonderlo con la rabbia, per esempio.
Il problema è che siamo così tanto presi dalle nostre preoccupazioni da curarci raramente di quelle altrui, eccezion fatta per quelle che riguardano i nostri figli, che diventano le nostre.
Se una persona vi dice una frase come
Sono preoccupato perché….
Sta lanciando il più classico degli SOS: è arrabbiato perché si trova in difficoltà e chiede solo un po’ di amore. Inutile suggerire di non pensarci: molto meglio cercare di snocciolare il problema che lo affligge.
Non è detto che si possa fare tutto in una volta e, sinceramente, è anche un lavoro psicologico: ma l’amicizia non è solo uscire a divertirsi insieme.