
A volte mi capita di dover saltare l’articolo quotidiano, ma perché mi accade? A volte ci capita di dover rinunciare anche alle cose che ci piacciono, ma perché ci succede? Per rispondere a queste domande, forse dovremmo cominciare a rispondere a quella proposta dalla pagina Facebook Disconnected
Anche a voi capita di aver bisogno di andare a letto presto perché non ce la fate a vivere?
Poche persone avranno il coraggio di rispondere, ma saranno sicuramente di meno – in percentuale – quelle che diranno che non gli capita mai.
Non so nemmeno io se è causa della società attuale – con tutti gli annessi e connessi – oppure semplicemente della vita che conduciamo, ma sembra un fatto che non abbiamo molte occasioni di mostrarci deboli in pubblico…perciò, quando ci sentiamo deboli, ci rifugiamo a letto, magari piangendo.
A leggerlo così, sembra quasi il classico comportamento da struzzi: anziché sotto la sabbia, nascondiamo la nostra testa sotto le lenzuola. Invece, credo sia un comportamento costruttivo.
Ognuno di noi ha bisogno di tempo per elaborare un evento traumatico: non solo la morte di qualcuno caro, ma un qualsiasi tipo di dolore.
Pensate ad una ferita: se vi capita di tagliarvi, proverete dolore, magari non piangerete, ma tutti noteranno che siete un po’ sofferenti. Non capisco perché per le ferite emotive il comportamento debba essere diverso, anzi. Le ferite emotive non si vedono fisicamente, ma si possono vedere in altro modo: basta l’umore un po’ basso per far pensare a qualcosa che non va.
Non credo ci sia nulla di male se ci capita, di tanto in tanto, di dover sfogare il nostro dolore andando a letto presto perché non ce la facciamo a vivere. Ad un certo punto, però, la nostra voglia di vivere deve prendere il sopravvento sul resto.