
Sarebbe troppo lungo riportare tutta la lettera che un dirigente scolastico ha scritto ai genitori dei propri alunni, che la mia amica Lucia ha trovato sulla pagina Facebook ACBS – Associazione contro il bullismo scolastico. A questo link trovate il testo completo.
Spesso succede che gli alunni dimentichino che un preside o un insegnante è sempre e comunque una persona. Spesso succede – purtroppo – che anche un preside o un genitore si dimentichi di esserlo. Per fortuna, esistono le eccezioni.
Difficile ricordarsi come eravamo all’epoca delle scuole superiori, anche perché i tempi sono cambiati, giusto? Questo è vero, ma le ansie e le preoccupazioni degli alunni (e degli adolescenti in generale) sono sempre le stesse.
Alla loro età anche noi, trentenni e quarantenni, avevamo genitori preoccupati per il nostro futuro, che ci lasciavano poco tempo per le passioni, convinti che l’istruzione fosse il principale fattore di successo.
Ovviamente, bisogna studiare: tuttavia, se si studiasse solamente
- Non impareremmo sulla nostra pelle
- Ci priveremmo di esperienze personali
- Non scopriremmo nuove cose
Del resto, se si finisse di imparare nel momento in cui terminiamo gli studi, si rischierebbe di rimanere allo stesso punto per molto tempo. Invece, fortunatamente, oltre ai libri c’è altro e non è detto che ciò che ci appassiona si trovi già sui libri.
Pensate, per esempio, a Pietro Mennea: non credo che il suo professore di educazione fisica, per non parlare di quelli di altre materie, avessero già visto la sua attitudine ai duecento metri. Per citare la lettera, Mennea ha conquistato sia il mondo, che un paio di lauree e di incarichi politici.
In genere, tendiamo a spronare i ragazzi allo studio proprio per costruirsi un solido futuro. Quello che fatichiamo a capire è che il futuro deve essere anche radioso…e può esserlo solo seguendo le proprie passioni.