La grammatica italiana è strana: la parola pensieri è spesso usata come sinonimo di problemi.
L’effetto che otteniamo è ben descritto dalla canzone di Fabio Rovazzi, accompagnato da J-Ax e Loredana Bertè, che è stata scelta per l’ultima campagna pubblicitaria Wind. L’effetto è presto detto: facciamo tutti le stesse cose, senza pensare che ci stiamo omologando. Sicuramente lo facciamo per non sembrare strani e, forse, anche per non pensare ai nostri problemi.
Di consigli per risolvere i propri problemi se ne possono dare a bizzeffe, ma quello che mi sembra il meno utile (per usare un eufemismo) è proprio quello dato in questo video: non occorre pensare ai problemi. L’intento ironico della canzone è palese, ma sembra che – al giorno d’oggi – molti seguano questo consiglio.
Io sono meno categorico: non dobbiamo farci assillare dalle questioni che ci preoccupano, ma dobbiamo comunque risolverle. Questo non vuol dire assolutamente:
- Prendere decisioni avventate
- Rimuginare insistentemente sul problema di turno
- Seguire alla lettera i consigli di turno
Molto più semplicemente, occorre organizzazione: c’è un tempo per pensare al lavoro, un tempo per pensare ai problemi ed un tempo per il riposo. Meglio – ovviamente – che questi tempi non coincidano: come lavorereste se cominciaste a rimuginare su un problema personale?
Rimuginare non serve a granché: molto meglio affidare i propri pensieri alla carta e al corpo. Fare attività fisica un’oretta al giorno vi permetterà di scaricare lo stress accumulato. Può sembrare un consiglio scontato, ma io stesso sento il beneficio di una lunga camminata serale. Ciò mi permette di ragionare più lucidamente nella giornata successiva.
La carta che vi ho suggerito può avere un doppio uso: può essere lo strumento base per descrivere (sia a voi stessi, sia ad altre persone) la strategia che avete pensato per risolvere il vostro problema. Se non vi viene in mente nulla, potreste usare la carta per cominciare a tenere un diario: giorno dopo giorno, rileggendo quelle pagine, potrebbe sembrarvi tutto molto più chiaro.
La superficialità di alcuni suoi articoli è qualcosa di disarmante.
Senza contare l’uso completamente casuale delle parole: l’uso della parola “pensieri” le sembra una questione di grammatica?
Grazie Francesco per il commento. Mi scuso per il ritardo con cui Le rispondo: il commento era finito nello spam.
Partirei rispondendo alla seconda domanda, specificando che si tratta della mia personale opinione: l’uso di qualsiasi parola è una questione di grammatica e – soprattutto – significato. Per esempio: se usassi all’interno di una frase scritta usassi la parola “casa”, otterrei un significato diverso che usando la parola “abitazione”. Lo stesso si può dire per una qualsiasi parola che abbia almeno un sinonimo. Purtroppo, come dicevo nell’articolo, attualmente sembra che “problema” e “pensiero” siano sinonimi ed intercambiabili fra loro, ma non è sempre così, vocabolario alla mano.
Quanto alla superficialità che ravvisa nei miei articoli: non ho mai detto che i miei articoli debbano per forza profondi.