
Quando pensiamo ad una nave di migranti, forse non pensiamo che – per navigare – ha bisogno anche di un finanziatore, come tutte le cose – piccole e grandi – che si possono o vogliono fare materialmente.
Da ieri, stando alle notizie pubblicate in rete, la Louise Michel ha come finanziatore Banksy, il misterioso writer di Bristol.
Non credo che Banksy abbia finanziato una nave atta al trasporto di migranti per pura e semplice pubblicità. La sua fama di artista non necessita di questo genere di operazioni.
I motivi per cui l’autore della bambina col palloncino abbia finanziato e decorato di propria mano le fiancate della nave sono dettati dal suo interesse verso il fenomeno dell’immigrazione. In altre parole, Banksy ha fatto ciò che riteneva giusto.
Tante persone vorrebbero fare ciò che ritengono giusto, ma non lo fanno per paura di essere giudicate male. Forse è un sintomo di bassa autostima, che implica il voler essere sempre accettati, senza mai sentirsi veramente accettati.
Nella vita incontreremo sempre chi sarà contrario alla nostra opinione. Forse è molto meglio lottare per ciò in cui si crede, almeno la nostra esistenza non sarà stata vana.
Non è necessario chiamarsi Banksy, Martin Luter King o Louise Michel. Non si deve entrare nella storia. Non credo nemmeno che questi personaggi volessero consciamente entrare nella storia. Semplicemente, volevano lottare (ognuno a proprio modo) per ciò che ritenevano giusto, con i mezzi di cui disponevano.
Non è nemmeno necessario sacrificare la propria vita o il proprio tempo libero: se è una cosa che si sente veramente come giusta, qualsiasi scelta non comporta alcun sacrificio.
Ciò che occorre è determinazione: avere il coraggio di dire qualche “no” se ci chiedono qualcosa, seguendo i propri principi. Se qualcuno non fa così, soffre di bassa autostima.