
Da quando sono rientrato a Milano, sento spesso la frase proposta dalla pagina Facebook de Il milanese imbruttito
Uè alura, rientrato?
Forse il rientro a Milano è più traumatico che altrove:
- Il mare milanese è l’idroscalo
- Le montagne si vedono solo in lontananza e quella di San Siro non è certo alta
- Forse il covid-19 ha fatto diminuire l’inquinamento, ma l’aria di Milano non è certo salubre
I primi giorni dopo il rientro sono – forse – i peggiori, ma poi le persone riprendono il ritmo…e lo stress, aspettando la prossima tornata di ferie.
L’errore – forse non tipicamente milanese – è quello di considerare il periodo delle ferie ed il periodo lavorativo come due tempi diversi, quasi fossero due entità distinte e non collegate fra loro. Se facessimo lo stesso errore con i film o con i capitoli di un libro, non riusciremmo a seguirne la trama.
Le ferie, il rientro ed il lavoro fanno tutti parte della vita di ognuno di noi: giusto separare i tre tempi in modo da restare concentrati in ufficio o in autostrada e rilassati durante le vacanze. Tuttavia, pensando solo al lavoro subentra lo stress. Non possiamo dare la colpa a Milano se ciò accade: possiamo dare la colpa a come il milanese vive la propria vita.
Se i tempi della vita non fossero visti come qualcosa che riempie la nostra giornata, ma solo qualche ora, forse vivremmo meglio. Una volta rientrato dal lavoro la sera – più o meno tardi – è utile non cominciare a rimuginare sui problemi del giorno dopo: il cervello si affaticherebbe senza trovare una soluzione…ammesso che il problema esista veramente.
La soluzione è relativamente semplice: ad una certa ora, occorre staccare la spina dai problemi e – magari – concedersi uno svago che ci possa far sentire in vacanza.