
In età adolescenziale, spesso ci viene rivolta la domanda quale possa essere il nostro compagno di vita ideale, ma non ci viene mai posta la domanda che ha twittato oggi ru
Ameresti qualcuno che ti tratti come tu tratti te stesso?
Potremmo semplificare la domanda dicendo
Ameresti te stesso?
La risposta più logica sarebbe affermativa, ma non è così scontata: dipende in gran parte dalla nostra autostima. Più l’autostima è elevata, più è probabile che risponderemmo con un sì.
Non dobbiamo, però, farci trarre in inganno dall’eccessiva autostima: se una persona risponde negativamente alla stessa domanda perché non c’è nessuno più speciale di lui, la psicologia sostiene che ci sia qualcosa che non quadra.
La domanda che ci dobbiamo porre è – forse – la seguente
Come mi tratto?
La risposta dovrebbe includere sia le cose che facciamo per sentirci bene, sia quelle che – volenti o nolenti – facciamo e che ci danneggiano.
Se, per esempio, sappiamo che una doccia ci rilassa prima di andare a letto, non c’è motivo per negarsela. Se, al contempo, anteponiamo le necessità altrui alle nostre, forse abbiamo un difetto di autostima. Può darsi che esponiamo con rabbia le nostre necessità. Se ci arrabbiamo con tanta veemenza per una cosa che – agli occhi altrui- potrebbe passare in secondo piano, significa che siamo disposti a cedere, il che potrebbe essere anch’esso sintomo di bassa autostima.
Ho sempre sostenuto che occorre ascoltarsi di più: naturalmente, negli articoli passati, intendevo nei rapporti che si instaurano fra varie persone. Tuttavia, è altrettanto importante ascoltare noi stessi
- Il nostro corpo
- Le nostre sensazioni
- I nostri desideri
Se non li ascoltiamo, forse significa che ci stiamo trattando male o, per dirla con le parole di ru, non ci stiamo amando a sufficienza. Bastano piccoli gesti ogni giorno per amarsi di più. Dovremmo cominciare a farli tutti.