
La morte di Gigi Proietti suona come una farsa: sembra impossibile che sia accaduta proprio il giorno del suo compleanno e ci aspettiamo che – un giorno o l’altro – lo ritroveremo come ospite in qualche trasmissione televisiva o su un palcoscenico. In fondo, è proprio vera la sua frase
Durante una farsa si ride con le lacrime agli occhi. Finita la farsa, le risate finiscono e rimangono solo le lacrime agli occhi.
In fin dei conti, un’opera teatrale prende spunto dalla vita di tutti i giorni: per quanto farsesca possa sembrarci una situazione rappresentata sul palcoscenico, se la caliamo nel mondo reale ci renderemo conto che non è poi così inusuale.
Magari la persona famosa per la sua avarizia non si chiamerà Arpagone e a nessuno verrebbe in mente di avere Arlecchino come proprio servitore.
Tuttavia, se proviamo a cambiare i nomi dei personaggi con persone a noi conosciute, ci accorgeremo che la situazione rappresentata non si discosta poi tanto dalla realtà. In quel momento, ci accorgiamo che non c’è nulla da ridere ma – invece – c’è da piangere.
Difficile trovare una soluzione che somigli all’epilogo della scena rappresentata a teatro: non possiamo prevedere la reazione altrui. Qualcuno troverebbe corretto ridere di gusto alle situazioni che ci si presentano davanti agli occhi. Quando, però, ci accorgiamo che siamo noi i protagonisti della situazione, troviamo ben poco da ridere.
Forse è giusto piangere, come suggerisce Proietti, ma credo sia una soluzione momentanea per alleviare il nostro dolore. Più corretto è farsi una domanda
Quali risorse potrei tirare fuori per risolvere questa situazione?
Se non ne trovate nemmeno una, consultatevi con qualcuno: tutti abbiamo delle risorse da cui attingere, ma poi fate di testa vostra.