
Seppure attribuita – in questo caso – ad Alda Merini le varie fonti consultate non sono concordi sull’autore della frase
Il verme non sceglie mai di vivere in una mela marcia. Sceglie sempre di far marcire una mela buona.
Il motivo potrebbe essere che ogni persona buona che ha avuto a che fare con un vermeavrebbe potuto pronunciare una frase simile.
Prendersela con un verme non è facile. Non è nemmeno utile: non è dotato dell’intelligenza e dell’empatia sufficienti per capire il male che ha fatto. Probabilmente, sente molto dolore dentro sé e vorrebbe che chi gli sta vicino provasse almeno una parte di quello stesso dolore, ma non se ne rende conto.
In questi casi, meglio lasciare perdere: allontanarsi dalla persona cattiva ha sia lo scopo di alleggerire la nostra vita, sia far comprendere allo strisciante essere antropomorfo in questione quanto dolore ha ci ha causato e – forse – anche a chi ci sta vicino.
Impossibile giocare l’arma dell’intelligenza verbale: si tratta di cercare di far ragionare un idiota. Capisco bene che lo smacco subito – se così posso chiamarlo – vorrebbe essere subito lenito, ma non è possibile, né utile.
Molto meglio lasciar trascorrere il tempo sufficiente affinché il dolore passi. Paradossalmente, dobbiamo usare il tempo a nostra disposizione non per vendicarci, ma per trovare un linguaggio adatto al verme che ci ha fatto soffrire: generalmente, i vermi sono molto meno intelligenti di noi, anche se pensano il contrario.
Non per nulla, scelgono proprio di farci marcire perché sono invidiosi della nostra vita, che considerano migliore della loro e siamo considerati immeritevoli di tutto questo. La domanda – però – fuga ogni dubbio
I vermi ci conoscono veramente?