
È quasi un anno che la nostra porta di casa è sostanzialmente chiusa al mondo esterno. Come dice la frase condivisa dalla pagina Facebook Ti strappo na risata
Non si può nemmeno sbattere la porta e dire: me ne vado! Ndo cazzo andiamo?
Per quanto l’intento voglia essere comico, non possiamo negare che la nostra porta di casa sia chiusa al mondo esterno da molto tempo, ormai. Facile entrare in crisi nei casi in cui litighiamo con il coniuge o con i parenti conviventi. Ancor più facile avere problemi per chi abita da solo: non abbiamo nessuno con cui parlare.
L’unico dialogo che possiamo fare è interiore: parlare con noi stessi per elencare cosa ci manca di più del mondo là fuori. Probabilmente, saranno cose che – in un periodo normale – avremmo giudicato insignificanti o, addirittura, irritanti:
- Un caffè con i colleghi
- Il traffico cittadino del rientro serale
- La gioia di rientrare a casa dopo una giornata di lavoro
Sono cose che facevano parte della nostra vita e non pensavamo – una volta che ce le hanno tolte – che ci mancassero così tanto.
Questa mancanza si è fatta sentire molto nei rapporti con gli altri, famigliari ma non solo. Essere chiusi in casa senza vedere nessun altro se non i conviventi per lungo tempo ci ha alienato: sociologi e psicologi si stanno scervellando per analizzare il problema.
Il problema, però, dobbiamo risolverlo esclusivamente da soli: non possiamo andare pressoché da nessuna parte, ma dobbiamo trovarci un modo per mantenerci attivi e non pensare troppo alla solitudine.
Imparare cose nuove – di qualunque genere – può essere una soluzione: del resto, internet è ricco di tutorial. Basterebbe sceglierne uno per poi appassionarsi ad un argomento. Basta solo non farsi vincere dalla pigrizia quotidiana.