
Sono a favore del diritto di criticare, seppure in modo garbato, qualunque cosa e chiunque. Sono comunque d’accordo con la frase che ho trovato su Pinterest questa mattina
È facile criticare gli altri, il difficile è farlo con sé stessi
Il problema è semplice da capire, ma subdolo da gestire quando dobbiamo affrontarlo: spesso non siamo disposti ad accettare i nostri errori, mentre siamo bravissimi a notare quelli altrui.
Il pensiero che spesso facciamo quando qualcuno commette un qualsiasi errore è simile alla frase
Io non farei mai una cosa del genere
Charlie Chaplin a suo tempo ci ha insegnato a gestire questi casi, che non saprei se definire umani o meno. Nessuno, però, ci ha insegnato a gestire il caso in cui siamo noi a commettere degli errori.
Più che una persona, sono forse discipline come lo yoga o la meditazione a insegnare un approccio non giudicante con sé stessi. Non ho usato a caso il termine discipline: per ottenere dei risultati, occorre praticarle con costanza.
Fare degli esercizi di meditazione aiuta a vedere i propri errori in modo più distaccato. Non significa che dobbiate perdonarvi senza poi fare nulla per rimediare, ma la meditazione praticata con costanza vi donerà una certa lucidità.
Grazie a questa lucidità, con il tempo, passerete da una critica negativa ad una critica positiva. Questo vi impedirà di avere atteggiamenti al limite dell’auto-sabotaggio: dopo un’iniziale momento di sconforto, piangere serve a poco. Spero riuscirete, con la dovuta pazienza, ad avere un atteggiamento più propositivo.
Se volete un consiglio, però, oltre a meditare dovete anche prendervi il tempo per riposare: il rischio di commettere gli stessi errori (o anche altri) per semplice stanchezza è concreto.
Meglio concedersi un periodo di svago, per riprendere con nuove energie.