Il canto che si leva sul cielo di Milano questa sera è rossonero, per citare il brano di Umberto Smaila.
Possiamo dividere le persone che abitano l’Italia in due gruppi: gli appassionati di calcio e chi segue solo i mondiali, ammesso che la Nazionale si qualifichi. Per i primi il canto che si leva in uno stadio è musica, per i secondi un incomprensibile rumore.
Normale che questi ultimi facciano una domanda provocatoria ai primi
Cosa avete da cantare?
Del resto, la nostra vita sarebbe proseguita normalmente anche se fossero stati gli avversari a primeggiare.
Il motivo è più semplice di quanto non possa sembrare a prima vista: gli sportivi sono guidati da una passione, quasi fosse una specie di hobby. Potremmo rivolgere la stessa domanda a proposito del canto agli appassionati di qualsiasi ambito, sportivo e non.
Se è vero, come dice il proverbio
Al cuore non si comanda
allora si può facilmente concludere che alla passione non si comanda, perché è una faccenda di cuore.
Per usare un metodo un po’ più razionale, si potrebbe provare a frequentare almeno per una volta degli ambienti a noi sconosciuti. Per esempio, un non appassionato di calcio potrebbe andare allo stadio per assistere almeno ad una partita della Nazionale. Chi non ha mai giocato a scacchi, potrebbe almeno impararne i principi elementari.
In questo modo, si potrebbe giudicare il prossimo almeno avendo una leggera conoscenza di ciò di cui si sta parlando, ricordandosi – comunque – che ognuno ha i propri gusti.
Nella peggiore delle ipotesi, si scoprirebbe qualcosa che non ci piace ma di cui riconosciamo che ci possono essere degli appassionati. Un buon metodo è quello di cogliere la prima occasione utile per conoscere, possibilmente in compagnia di un competente in materia.
Non si possono – forse – provare tutte le cose del mondo, ma non dobbiamo mai smettere di conoscere.