Sarebbe bello restare sempre giovani, come proclamano i Pinguini Tattici Nucleari nel loro ultimo brano.
A seconda dell’approccio che si vuole seguire, abbiamo una diversa definizione di giovani. Se seguiamo quanto dice la scienza, i pareri sono discordi. Stiamo parlando di statistiche, perciò è lecito sospettare che anche le singole persone abbiano un parere diverso sui limiti di età della società moderna.
Ci sono dei dati inoppugnabili, come la data di nascita sulla carta d’identità. Tuttavia, esistono persone che a quarant’anni sembrano pronte a farsi da parte e cinquantenni che sembrano appena usciti dall’infanzia.
L’età anagrafica non c’entra granché, mentre c’entra molto l’età che una persona si sente di avere. Qualcuno che si sentirà maturo si troverà a proprio agio con persone forse più vecchie di lui, qualcun altro che si sente di avere dieci anni di meno frequenterà più volentieri persone più giovani.
Se l’età anagrafica serve allo Stato per stabilire quando qualcuno può cominciare a votare o ad esercitare i propri diritti e doveri civili, nelle relazioni questo dato è ininfluente, almeno a partire dai vent’anni in poi.
Fino all’esame di maturità, le più grosse relazioni si avranno con i propri compagni di classe. Entrando nel mondo dell’Università o del lavoro questo confine comincia a sfumare, almeno dopo aver superato il primo anno.
Non è raro frequentare qualcuno prossimo alla pensione e – contemporaneamente – qualcun altro che ha tutta la vita davanti, almeno ai nostri occhi. Semplicemente, troviamo qualcosa di gradevole sia nel carattere del futuro pensionato, sia nel carattere del neoassunto.
Nel nostro mondo interiore la questione è più articolata. Non possiamo pensare di giocare come all’asilo, ma possiamo giocare in altro modo.
Ad esempio, giochi come il modellismo sono sempre stati considerati da adulti che si sentono giovani ed anche nello sport esistono i senior.