
Il 1996 è descritto molto bene dalla frase condivisa dal gruppo cinematti su Facebook
Correva l’anno 1996, era venerdì. Noleggiavi un paio di film per il weekend. Eri felice
L’immagine non dirà molto a chi è nato dopo la data indicata, ma per le generazioni precedenti è stato quasi un fenomeno di costume, prima oltreoceano, poi in Europa: sto parlando di Blockbuster e dei VHS.
Al tempo era quasi normale trascorrere le serate del weekend in casa noleggiando un film su cassetta e pazienza se la qualità del video non fosse proprio eccellente, a causa dell’usura del nastro magnetico.
Ammetto di avere un fare da boomer dicendo che sono nostalgico di quei tempi, ma è sempre così per tutti. Ogni persona rimpiange il periodo in cui aveva diciotto o vent’anni.
Puntualmente, si nota che non c’erano tutte comodità dei giorni nostri, eppure eravamo felici lo stesso. Non credo che – con il tempo – il concetto di felicità sia calato. Semplicemente, con l’età dimentichiamo il modo di essere felici con poco e chiediamo sempre di più.
Per esempio, un bambino di tre anni sarà felice se avrà un giocattolo, un diciottenne se e quando potrà comprarsi l’automobile, giovani coppie se potranno acquistare una casa.
Come si vede, associamo la felicità al possedimento di qualcosa di materiale. Nel 1996 vi sarebbe bastato noleggiare un film e restituirlo: non avremmo mai avuto qualcosa di fisico che sarebbe rimasto vostro.
Per non sentire gli anni che passano il trucco è proprio questo: trovare – o, per meglio dire, ritrovare – il modo di essere felici con poco.
Per esempio, potrebbe essere utile ritrovare la soddisfazione di fare qualcosa con le proprie mani per non desiderare un’oggetto, che sarà solo un palliativo dell’insoddisfazione che proviamo.