
In questo blog non ho mai esortato qualcuno a meditare delle vendette perché mi trovo d’accordo con la frase di Jorge Luis Borges
Io non parlo di vendette né di perdoni; la dimenticanza è l’unica vendetta e l’unico perdono.
Sui tipi di vendette esistenti si potrebbe scrivere un trattato. Ogni persona ha il suo personale modo di vendicarsi.
Per esempio, io preferisco ignorare chiunque mi abbia ferito: è un modo per cominciare a dimenticare, ma dobbiamo anche vendicare .Esistono vendette efficaci senza scadere nel reato.
Rinfacciare alla persona tutto ciò che ci ha ferito è un modo esemplare. Senza scadere nell’insulto, un litigio è quanto di più sano possa esistere per sfogare la rabbia. In alcuni casi, un tono di voce adirato significa sia che teniamo molto all’argomento trattato, sia che la pensiamo in modo diverso. In solitudine, si può anche pensare di tirare qualche pugno ad un sacco da pugile o ridurre a brandelli qualcosa per sfogarsi ulteriormente.
Se questo modo non funziona, significa sia che il messaggio non è stato recepito, sia che dobbiamo sfogarci ulteriormente. Molto efficace è passare alla dimenticanza suggerita da Borges.
Resterebbe da risolvere il problema della rabbia residua. In questi casi, può aiutarci molto la fantasia: se non ne siamo dotati, vi suggerisco di allenarla quotidianamente.
Può sembrare strano, ma è molto probabile che – in questi casi – ci faccia bene fare qualcosa di insolito. Il nostro carattere ci vincola un po’ nei comportamenti: a volte è giusto perdere un po’ il controllo di sé per sfogarsi completamente. Non sto pensando a qualcosa di preciso: deve avere la caratteristica di essere insolito per noi.
Se tralasciassimo questi aspetti, i rapporti con altre persone potrebbero risentirne: la rabbia non sfogata si ripercoterà nella vita di tutti giorni.
Difficile stabilire il tempo: durerà finche non ci saremo sfogati.