Non so cosa dirvi davvero….

Un piccolo scambio di battute con i miei vicini di tavolo in pizzeria, sul quale non saprei cosa dirvi,  mi ha ricordato la scena del film Ogni maledetta domenica con Al Pacino che vi propongo stasera: da molti è considerato un video motivazionale, dato il contesto. Io lo considero incoraggiante, non saprei cosa dirvi di più.

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La bellezza può attirare l’attenzione, ma la personalità…

Cavallo con una forte personalità
La bellezza può attirare l’attenzione, ma la personalità cattura il cuore

 

Avevo promesso su Twitter che avrei scritto a proposito di una canzone, poi sono incappato casualmente in questo aforisma anonimo:

La bellezza può attirare l’attenzione, ma la personalità cattura il cuore

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Buonanotte all’Italia

Sono italiano, scrivo prima di andare a letto: cosa c’è di meglio della canzone  Buonanotte all’Italia per augurarci una  buonanotte ? Poco importa se sarà una notte di sonno, una notte d’amore o una notte di lavoro: l’importante è che sia buona!

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Siate affamati, siate folli – Stay hungry, stay foolish

Quando ho aperto il blog, sapevo che – prima o poi – avrei scritto a proposito del discorso di Steve Jobs: proprio per questo ho scelto il motto Stay hungry, stay foolish, anche se  – successivamente – l’ho modificato.

Una frase che in italiano può essere tradotta come

Siate affamati, siate folli

Il 12 giugno 2005 avrei voluto essere fra i neolaureati di Stanford, invece mi sarei laureato tre giorni dopo allo IULM di Milano.

Criticare questo discorso è impossibile: per trovare dei difetti, avrei dovuto conoscere Jobs di persona ed avere tre lauree. Capirlo mi è stato possibile solo parzialmente anche grazia alla sua biografia.

La frase  (o, meglio, le frasi che cominciano con siate) mi piacciono perché sono sincere. M entre parla, Jobs crede fermamente in ciò che dice. Nel 2011, Walter Isaacson rivelò nella biografia del fondatore della Apple alcuni retroscena: Jobs sapeva che il tumore aveva ripreso a svilupparsi già da tempo quando fece il suo discorso a Stanford. Nonostante questo, Jobs credeva sinceramente in ciò che faceva, sia nella vita privata che lavorativa: era tenace e sapeva di poter realizzare qualcosa di innovativo.I fatti gli hanno dato ragione o, come avrebbe detto lui

Tutto il resto è secondario

Io sono molto più modesto di Steve Jobs, ma condivido con lui – a mio modo – la tenacia: mi ripeto molto spesso la frase

Vai avanti finché non ce la fai più…poi continua come se niente fosse .

Non è la traduzione letterale di Stay hungry, stay foolish, ma si avvicina nel suo significato. In fin dei conti, significa  che se credete veramente in qualcosa,  non importa quanto siate

  • Stanchi
  • Avviliti
  • Avversati dagli altri

Non avrete nemmeno la necessità di ritagliarvi del tempo per recuperare le forze o far valere le vostre ragioni: per dirla tutta, sarete ossessionati (in positivo) da ciò che credete giusto.

 

Sono cambiato perché mi hanno cambiato

Sono cambiato perché m'han cambiato sappilo, sappiatelo, anche il diavolo prima era un angelo,
Sono cambiato perché m’han cambiato sappilo, sappiatelo, anche il diavolo prima era un angelo,

Mi sono appena reso conto che è dallo scorso 28 febbraio, quando pubblicai una frase di John Lennon, che non scrivo qualcosa a proposito di frasi, ma solo di video. Non ho cambiato nulla: finalmente, qualcuno su Facebook si è svegliato ed ha pubblicato qualcosa di interessante! Un sentito ringraziamento all’amministrazione della pagina Piccoli brividi.

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Tutto vero – Nomadi

Quello che vi dirò di seguito è tutto vero, per citare il titolo di una canzone. Non ho mai fatto mistero che il mio gruppo preferito siano i Nomadi. Li ho scoperti – purtroppo – tardi, anni dopo che Augusto Daolio e Dante Pergreffi se ne andarono.

Ciò non toglie che trovi in molte canzoni di questo gruppo, anche in quelle più recenti, un messaggio: a volte un messaggio che può sembrare tutto di lotta, altre volte un messaggio tutto di speranza, più raramente d’amore, nel senso sentimentale del termine. Ciò non toglie che sia un messaggio che trovo sempre vero.

Come il testo di ieri, anche quello di oggi mi ricorda un consiglio da fratello maggiore: è un fratello maggiore diverso, più grintoso e – forse- incazzato con chi ha smesso di lottare…come, forse, avevo fatto io….Lasciate che vi racconti.

Ho trascorso molti anni cercando affetto e stima (qualsiasi cosa significhino queste parole) da parte di chi mi conosceva: parenti, amici, semplici conoscenti. Per farlo, ho scelto la via che ritenevo più semplice: ho fatto esattamente ciò che mi chiedevano gli altri. Oltre  a non ottenere i risultati sperati, ho avuto anche un problema non secondario: mi ero trasformato in una specie di robot, che eseguiva gli ordini ricevuti…e nulla più.

essuna passione, nessuno svago degno di questo nome: passavo le giornate a lavorare e a lamentarmi della mia vita vuota.

Devo ringraziare qualche persona e alcune cose per avermi salvato:

  • La mia psicanalista
  • Chi ha creduto veramente in me (Consolata, mi stai leggendo?)
  • La fotografia
  • La scrittura
  • I viaggi
  • La musica

Quest’ultima (oltre a fornirmi gli spunti per il blog) mi ricorda sempre che la vita non è fatta solo di doveri, ma anche  – per citare il testo di stasera – di forza e di passione: concetti che ho dimenticato per molto, troppo tempo…e che devo, anzi, voglio riprendermi per continuare a vivere!

 

 

La verità è una coperta che ti lascia scoperti i piedi

 

 

Scegliere il video per questo mio post è stato complicato. Sapevo di voler citare L’attimo fuggente con Robin Williams, uno dei miei attori preferiti. Era ovvio, perciò, che avrei cercato su Youtube. Qui mi sono trovato davanti ad un problema:

quale, fra i 14700 video proposti, mi rappresenta di più?

Ho scelto la scena in cui un impaurito Todd Anderson (Ethan Hawke), aiutato dal professor John Keating, declama la sua personale poesia alla classe.

Eccovi il testo :

La verità è una coperta che ti lascia scoperti i piedi

Tu la spingi, la tiri e lei non basta mai!

Anche se ti dibatti, non riesci a coprirti tutto…

Dal momento in cui nasci piangendo al momento in cui esci morendo,

ti copre solo la faccia e tu piangi e gridi e gemi!

Guardando su un dizionario, si scopre che la parola verità ha molti significati. Questo è vero sia in senso grammaticale, sia in senso personale. Dire la verità è la cosa più semplice: non occorre inventarsi nessuna scusa.

Ma perché, allora, Todd Anderson afferma che la verità non basta mai? Se una persona afferma di essere alta un metro e settanta centimetri, basta una banale misurazione per scoprire se è vero o no. L’altezza di una persona è oggettiva.

Se, invece, quella stessa persona afferma:

Secondo me, ha ragione Tizio…non Caio

È sinceramente convinto che abbia ragione Tizio, quindi una verità soggettiva: è molto probabile che qualcun altro pensi che abbia ragione Caio e non Tizio.

Ecco il motivo dell’affermazione di Todd Anderson.

Ammettendo che esista una verità assoluta:

  • Questa è comunque la somma di oggettività e soggettività
  • Imporre la propria verità assoluta mi ricorda il modo di comportarsi di tutti i dittatori

Fortunatamente, siamo in democrazia: ognuno ha diritto di esprimere la propria opinione e di crearsi una propria coscienza o – per meglio dire e restare in tema – una propria verità soggettiva.

Il fatto che io abbia sempre detto la verità mi conforta solo in parte: non ho mai espresso la mia verità soggettiva con sufficiente fermezza…e di questo me ne faccio un cruccio, perché – oltre che i piedi – la mia coperta di verità mi lascia scoperta anche la pancia.

 

 

Siamo nati a Milano

https://www.youtube.com/watch?v=11NiDu57Hm0

 

Quando ancora frequentavo le superiori a Sondrio, una mia compagna di scuola mi invitò a casa sua per ascoltare un po’ di musica. Credo che entrambi siamo nati con la musica nelle orecchie. Mentre la stanza si riempiva delle note della prima canzone, la mia amica disse questa frase:

Nelle canzoni, ciò che conta veramente è il messaggio

Allora, quella frase mi sembrò strana: non capivo cosa intendesse dire. Lo capii con il tempo: il testo di una canzone ha un messaggio. Non un messaggio nel senso semiotico del termine, ma un messaggio più personale, quello che l’autore voleva trasmettere nel testo.

Non importa dove abbiamo sentito una canzone o chi l’abbia cantata: l’importante è che a noi, semplici ascoltatori, un brano trasmetta un messaggio personale.

In questo caso specifico, non importa che Nati a Milano sia stata usata per una sigla televisiva o che a cantarla sia Giorgio Faletti, di cui non conosco certo tutta la discografia. L’importante è che – per me – abbia un messaggio.

Nel mio caso, credo che il destino abbia deciso subito che – un giorno – mi sarei trasferito a Milano. Mio padre ha frequentato l’Università a Milano e ci ha trascorso anche alcuni anni di lavoro, durante la mia infanzia. I suoi aneddoti di questi lunghi periodi mi hanno fatto innamorare di Milano ancor prima di conoscerla.

Anch’io, come mio padre ha fatto prima di me, ho frequentato e frequento Milano: prima come semplice turista, poi come studente fuori sede, attualmente come lavoratore. In tutti i casi, ho scelto io di andare a Milano. Le alternative non sarebbero certo mancate:  per esempio, avrei potuto studiare a Bologna,  tornare a Sondrio dopo la Laurea , trasferirmi all’estero o in qualsiasi altra parte d’Italia . Non ho fatto niente di questo.

Il motivo è semplice da spiegare, difficile da capire: credo che ognuno di noi abbia un suo luogo che raramente coincide con quello di nascita. Parafrasando il linguaggio burocratico, potremmo chiamarlo il luogo di rinascita. Non sappiamo spiegare bene il perché, ma in quel luogo ci sentiamo casa, anche se non siamo a casa.

Per me, ovviamente, quel luogo è Milano.

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