
So bene di aver parlato della strage di Bologna già l’anno scorso, ma l’immagine della lettera che vedete mi ha ricordato che siamo giunti al trentottesimo anniversario.
So bene di aver parlato della strage di Bologna già l’anno scorso, ma l’immagine della lettera che vedete mi ha ricordato che siamo giunti al trentottesimo anniversario.
Come ho specificato nella didascalia, l’immagine raffigurante una gatta di oggi proviene da Pixabay, perché avrei potuto prendere una qualsiasi fotografia di un gatto per commentare la notizia pubblicata oggi sul sito de La Repubblica
Bologna, 350mila euro e una casa di lusso in eredità all’amica: “Ma devi accudire la mia gatta”
Il titolo è già esplicativo, ma l’articolo va ovviamente più a fondo: l’ereditiera, amica della defunta, avrà diritto all’utilizzo della somma e dell’immobile fino alla morte dell’animale. Se la gatta sopravviverà all’anziana donna, sarà una persona indicata da quest’ultima a beneficiare di quanto stabilito. Gli eredi hanno tentato una causa, ma il testamento è stato giudicato legittimo dal tribunale.
Parafrasando un vecchio proverbio, si potrebbe dire
L’animale è il più fedele amico dell’uomo
Le persone non sono state prese in considerazione: suppongo che ai parenti spetti la cosiddetta legittima. Non ho altri elementi per commentare ulteriormente la vicenda, ma una supposizione mi sembra corretta: se la donna non ha considerato i legittimi eredi testamentari da morta, i legittimi eredi testamentari forse non hanno considerato sufficientemente la donna da viva.
Basterebbe molto poco per considerare chi ci sta attorno, ma spesso pecchiamo di egocentrismo. Come direbbe Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea
Perché?
Credo sia giunto il momento di andare più a fondo e non limitarsi a rispondere che non ci ascoltiamo abbastanza. Siamo talmente egocentrici che, spesso
Aggiungerei un punto ulteriore, almeno per il caso raccontato: tra le altre cose, diamo per scontata anche la legge.
Cosa ci potrebbe insegnare questa storia? Forse, a calarsi maggiormente nei panni altrui.
Vorrei farvi un esempio personale: spesso ho ricevuto notizie da persone che – credendo di conoscermi bene – pensavano di farmi un favore. Ovviamente, si sbagliavano…Ma sarebbe bastato molto poco, come qualche domanda in più e maggiore chiarezza, per evitare tanti problemi.
Il lunedì è sempre una giornata un po’ particolare, lo sappiamo: è il giorno in cui più sentiamo la mancanza di tempo libero e siamo di malumore. A peggiorare la questione, a volte arrivano certe notizie come quella pubblicata da Il fatto quotidiano.
Anche se potete leggere il testo dell’articolo sul sito, riassumo la vicenda: due studenti emiliani trovano finalmente un alloggio in condivisione a Bologna. Al momento della firma del contratto, la società proprietaria dell’immobile si tira indietro perché…uno dei ragazzi è nero: poco importa che sia cittadino italiano, come riportano i documenti.
Il commento scritto su Facebook da uno dei genitori coinvolto nella vicenda vale più di altre parole
Mio figlio mi ha appena telefonato, è a Bologna ed è affranto. Questa mattina era felice, aveva infatti trovato, dopo tante ricerche, un appartamento a Bologna. Lui e Josef, suo amico da una decina di anni, hanno deciso di condividere l’appartamento, si sono dati un budget e mi hanno pure chiesto di aiutarli a trovare qualche lavoretto, durante i loro week end a Ravenna, per tentare di essere indipendenti. Mi ha chiamato, aveva la voce bassa, biascicava le parole ed ho sentito dirgli una cosa devastante.
All’appuntamento per gli accordi, con l’affittuario, si sono visti respingere e liquidare in meno di cinque minuti, perché il suo amico ( e da adesso è anche mio figlio) Josef è “negro”. Non ho altro da aggiungere, per il momento, se non che andrò molto presto a Bologna
Per citare le parole del genitore, anche io non avrei altro da aggiungere, perché la notizia si commenta da sola.
Parlare genericamente di razzismo sarebbe troppo semplice e ripetitivo, perciò farò un’altra considerazione.
Personalmente, anziché la religione o il colore della pelle, considero le persone in quanto tali: a volte mi risultano gradevoli, altre meno. Per fortuna siamo tutti diversi ed anche io ho i miei difetti.
Questo mio comportamento richiede solo
Io non sono perfetto ma, in questo caso, vorrei che tanta gente ragionasse come me.
Il mio post di oggi riguarderà lo stesso argomento di cui parlai un anno fa: la strage di Bologna.
Immagino la vostra domanda
E’ proprio necessario?
Ci sono immagini che entrano nella storia perché raccontano una storia: da appassionato di fotografia, lo so bene. Una di queste è l’orologio della Stazione di Bologna rotto, con le lancette ferme sulle 10:25, l’ora in cui scoppiò la bomba che causò la morte di 85 persone.
Molti – anche nati dopo il 1980 avranno visto l’immagine di un tipico orologio della stazione, senza sapere cosa significasse. Ai più giovani consiglio di chiedere ai vostri genitori
Cosa accadde a Bologna il 2 agosto 1980?
o, magari, di leggere qualche libro a riguardo.
Se i vostri genitori avranno memoria storica, vi racconteranno di un sabato mattina durante i cosiddetti anni di piombo, squarciato dal fragore di una bomba alle 10:25, durante un’estate che aveva già visto la morte di 81 persone poco più di un mese prima a Ustica.
Qualcuno di questi giovani forse ricorderà un’altra estate con due stragi, più recente, anche se molto diverse per significato e iconografia….ma anche queste immagini raccontano una storia.
Per comprendere la vita vale molto il proverbio
Un’immagine vale più di mille parole
Farsi raccontare la storia di Bologna piuttosto che di qualsiasi altro evento serve sicuramente a comprendere cosa accadde. Le immagini hanno un impatto più emotivo. Per questo che restiamo più catturati da un documentario televisivo piuttosto che da un’intervista, magari radiofonica.
Ricordare le immagini di una stazione o di un qualsiasi altro luogo fa ricordare un evento. Magari non si tratta di un evento storico e riguarda solo la nostra vita personale. Tuttavia, anche queste immagini possono aiutarci a comprendere il mondo. Analizzare un’immagine può far sorgere ricordi e – con essi – il comportamento tenuto in quel determinato momento.
Non sarà possibile analizzare tutto con il dovuto distacco: i ricordi faranno nascere emozioni, che vi ricorderanno come eravate.