Che i Nomadi fossero legati alla loro terra, lo si sapeva da tempo, ma non mi sarei mai aspettato che cantassero una canzone in cui spedivano cartoline, per giunta scritta da Ligabue.
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Cosa cerchi da te – Nomadi 2011
“Sono anni che cerchi qualcosa, ma non sai definirlo”, sembrano dire i Nomadi in questo loro brano del 2011 il cui testo non ha riscosso il successo che avrebbe meritato.
MilleAnni
Sarebbe bello poter vivere milleanni, come cantano i Nomadi nel testo della loro nuova canzone.
SOS con rabbia e con amore

Ci sono varie spiegazioni della sigla SOS:
- Qualcuno sostiene che sia l’acronimo di Save Our Ship (letteralmente salvate la nostra barca)
- Altri dicono che significhi Save Our Souls, cioè salvate le nostre anime
- La motivazione ufficiale vorrebbe che si tratti semplicemente della sigla più facilmente trasmissibile in codice morse: tre punti, tre linee, tre punti.
La mia terra
Non ho mai nascosto che la mia terra, per citare il titolo della canzone dei Nomadi che vi propongo, è la Valtellina. So bene da che parte sta: centotrenta chilometri a Nord di Milano.
Più che di terra, credo che sia meglio parlare di terre: non credo esista una sola persona legata ad un solo luogo. Ognuno di noi ricorda, per esempio
- La terra natia
- La terra dove è emigrato, se lo ha fatto
- La terra legata ai suoi amori
In un certo senso, i ricordi sono legati sempre ad un luogo: se si ricorda un evento qualsiasi, è quasi obbligatorio ricordarsi dove è accaduto quell’evento.
Domandarsi da che parte sia, come accade nel testo di questo brano, significa – usando un po’ un gioco di parole – aver perso la bussola. Fuor di metafora, significa essere giunti ad un momento della propria vita in cui è troppo presto per redigere un bilancio.
Siccome non possiamo contrastare lo scorrere del tempo, non possiamo né fermarci, né tornare indietro. Tuttavia, possiamo sempre rallentare: non ci lamentiamo forse che la vita moderna è troppo veloce? Ecco, allora l’occasione giusta per farlo: scendete da quel treno in corsa che è la vostra vita e proseguite a piedi.
Anche se il lavoro, la famiglia e gli obblighi in generale vi occupano gran parte della vostra giornata, non dite che non avete abbastanza tempo per rallentare. Abbiamo almeno un paio d’ore ogni sera per ritrovare noi stessi.
La nostra terra è composta anche dal nostro insieme di passioni, hobby, emozioni e qualunque altra cosa ci renda felici. Se non c’è nulla che vi renda felici in questo momento, forse dovete scavare un po’ nei vostri ricordi passati o – addirittura – remoti.
Forse non ve lo ricordate, ma anche voi siete stati piccoli, per citare la battuta dello spettacolo di Mary Poppins che mi è rimasta più impressa. Vi ho già detto anche cosa dovete fare: sfruttate la notte per ritrovare la vostra strada.
Amore che prendi amore che dai
Uno dei temi che mi ha appassionato di più durante i miei studi Universitari è la Piramide di Maslow, a cui avevo accennato a marzo scorso. L’amore è uno di questi bisogni: io ne parlo frequentemente.
Mi spiace che i Nomadi non abbiano realizzato un video per Amore che prendi amore che dai: sarebbe stato interessante vedere come avrebbero reso la canzone in immagini.
Il testo parla di persone, comuni e importanti, accostandole all’amore: non si parla di sentimenti in una coppia, in cui l’amore reciproco dovrebbe essere scontato.
La domanda che mi sono posto ascoltando questa canzone è stata forse un po’ troppo filosofica per un brano musicale
Quale altro tipo d’amore potrebbe esserci?
Non mi andava di prendere spunto da un vocabolario e cercare tutti i significati del termine: ho preferito ragionare con la mia testa e mi sono ricordato che, quando parlai di una canzone di Emma Marrone, avevo praticamente già risposto.
Ne approfitto, perciò, per ampliare il concetto: proviamo amore ogni giorno, verso molte persone contemporaneamente ed in modo diverso per ognuna di esse.
Il problema, se così posso chiamarlo, è che non ce ne rendiamo pienamente conto, dandolo quasi per scontato.
Il risultato è abbastanza scontato e – forse – anche un po’ triste: non ci rendiamo conto né dell’amore preso, né dell’amore dato.
A volte la vita ci sembra procedere nel solito modo, senza nessuna novità di rilievo (o anche banale) aspettando chissà che.
Decadanza
Essendo molto appassionato dei Nomadi, non mi sono sorpreso se ieri sera youtube mi ha proposto in home page il nuovo video del singolo Decadanza: definirlo una riflessione sulla società odierna è dire poco!
Tralascio di voler analizzare la parola Decadanza in modo approfondito: essendo inventata, ognuno di noi può darle un significato diverso. Posso suggerire solo qualche ipotesi:
- Decadanza intesa come la danza della decadenza
- Anche una decade può essere celebrata con una danza, da cui decadanza
Escludo solo la possibilità che decadanza voglia celebrare un qualche decennale della band, visto che si tratta dell’ottantunesimo album e la band è entrata nel cinquantaquattresimo anno di vita.
È la prima volta che mi capita di vedere un videoclip in cui le immagini vanno in una direzione opposta al testo del brano. Le immagini che scorrono riportano ad un’atmosfera festosa, come si capisce fin dall’introduzione .
Basta leggere le parole della canzone ed ascoltare quelle pronunciate dal parroco all’inizio del video per capire che Beppe Carletti e soci stanno accusando la società attuale.
Del resto, è quello che fa ogni singola persona: si conforma alla società attuale, pur criticandola. Una singola persona non può certo cambiare il mondo, a meno che non riscuota successo in un qualunque campo, ma se nessuno fa nulla il mondo non cambierà: lapalissiano, ma poco considerato.
Molto probabilmente ci sono vari motivi per cui la gente si comporta in questo modo. Sicuramente – però – ognuno di noi darà una spiegazione diversa a quella che potremmo definire un abitudine che non ci rendiamo conto di avere. Se non ci prestiamo attenzione, il rischio di fare sempre le stesse cose è concreto.
Ci dimentichiamo spesso un fatto: tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge è consentito. Allora, anziché conformarsi ad uno standard che ci sta stretto, forse è meglio cominciare a vivere come vogliamo….sempre rispettando tutti, ovviamente.
Contro, Nomadi con Augusto Daolio
Oggi non scriverò l’articolo previsto, ma cambierò argomento: negli ultimi giorni ho riflettuto molto. Come descrivermi veramente? Tanti si sono fatti opinioni sul mio conto, spesso contro di me, altrettanto spesso conoscendomi poco. Forse è accaduto perché anche io mi sono fatto conoscere poco…o forse perché anche io mi conosco poco.
Auschwitz – Canzone del bambino nel vento
Oggi è la giornata della memoria. Scegliere la canzone di cui parlare è stato semplice: ho scelto Canzone del bambino nel vento, meglio nota come Auschwitz. Per i miei gusti musicali, preferisco la versione live dei Nomadi che vi propongo anziché quella dell’Equipe 84.
Lo specchio ti riflette…
https://www.youtube.com/watch?v=K9F0m4GHxx8
Il video di stasera, in cui i Nomadi collaborano con il cantante degli Jarabe de Palo è adatto ad ampliare il concetto che ho cominciato ieri.
Il testo – a differenza di altre canzoni dello stesso gruppo – può risultare un po’criptico. Non è solo per i versi in spagnolo (comunque comprensibili), ma anche – e soprattutto – per il significato della canzone.
Putroppo, certe persone non devono celare solo il proprio carattere, ma anche il modo in cui si mantegono e vivono:
- Il ladro
- La prostituta
- Un nostro collega
Non siamo comprendiamo che ognuno ha i suoi problemi e – anzi – ci offendiamo se qualcuno ci ha offeso o non compreso i nostri. Motivazioni di un comportamento scorbutico potrebbe essere problemi di varia natura, non necessariamente la stronzaggine.
Se riuscissimo – come suggerisce la canzone – ad ampliare il nostro modo di vedere le cose, ci sarebbe più comprensione.